Roma, 31 ottobre – “Nonostante i tanti slogan e le promesse elettorali, questo governo sulle pensioni è addirittura riuscito a fare peggio della legge Monti-Fornero. Con le misure previdenziali contenute nel testo bollinato della legge di bilancio, non solo si sposta il traguardo pensionistico per tutti, ma non ci sono risposte per giovani, donne e per chi è attualmente in pensione”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione.

“Abbiamo capito che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni, nonostante le roboanti promesse dei partiti della maggioranza, vedendo che i decisori politici si sottraevano al confronto”, sostiene la dirigente sindacale. “Per questa ragione abbiamo sempre sostenuto che i tavoli di confronto fossero finti, e oggi hanno scoperto le carte”.

Ghiglione sostiene che “vengono peggiorate tutte le misure in essere: ‘quota 103’ con il ricalcolo contributivo, si allungano le finestre di uscita per pubblici e privati e si mette un tetto massimo all’assegno”.

“Su ‘quota103’ – spiega Ezio Cigna, responsabile delle Politiche previdenziali della Cgil nazionale – da un’analisi del nostro Ufficio previdenza si evidenzia un taglio con il ricalcolo contributivo che può raggiungere il 17,2% della pensione, e un mancato guadagno calcolato sull’attesa di vita che può arrivare a 111.231 euro per un lavoratore che ha una retribuzione lorda da 50 mila euro e a 51 mila euro per una retribuzione da 25 mila euro”.

“Anche Ape sociale viene peggiorata – prosegue – con un incremento da 63 anni a 63 anni e 5 mesi del requisito età, escludendo circa 5 mila invalidi, car giver, disoccupati o lavoratori gravosi da questa misura”.

Per quanto riguarda Opzione donna, “viene totalmente azzerata, con l’aumento del requisito da 60 a 61 anni e la conferma delle condizionalità peggiorative previste lo scorso anno”. “Questa scelta – dichiara Ghiglione – sta causando la disperazione di tante lavoratrici che hanno l’esigenza di uscire dal mercato del lavoro per rispondere all’endemica mancanza di servizi pubblici. Oltre il danno, la beffa. Non saranno più necessari dal 2025 nemmeno 42 anni e 10 mesi (uno in meno per le donne), visto il legame con l’attesa di vita. Altro che 41 anni di contributi per tutti come assicuravano i partiti di questa maggioranza”.

“Sarà più difficile anche per i giovani accedere alla pensione, condannati ad attendere da 71 anni in avanti – aggiunge la segretaria confederale – visto che aumentano la soglia di importo da raggiungere a 64 anni di età, fino a 3 volte il trattamento minimo (circa 1.600 euro nel 2024)”.

Per Ghiglione poi “la modifica delle aliquote di rendimento per i pubblici è sbagliata ed ha per noi dei profili di incostituzionalità. Dopo il tanto lavoro svolto, anche durante il covid, dalle lavoratrici e dai lavoratori a partire da quelli del comparto sanità, questa è la ricompensa dell’Esecutivo”.

“Sui pensionati si continua a fare cassa, nessun intervento migliorativo del taglio dello scorso anno. Per queste ragioni – conclude – sarà fondamentale aderire agli scioperi proclamati insieme alla Uil e partecipare alle manifestazioni, a partire dal 17 novembre”.