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Roma, 26 giugno - "Le parole pronunciate da Salvini sul reato di tortura sono gravi e pericolose. Non si tratta di una semplice opinione personale, ma di una dichiarazione pubblica da parte di un ministro della Repubblica che rappresenta un attacco diretto allo Stato di diritto, alla dignità delle persone, alla Costituzione e agli impegni internazionali assunti dal nostro Paese". È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione.
"Il reato di tortura - sostiene la dirigente sindacale - non è una concessione ai criminali. È una garanzia per tutte e tutti noi. È il segno distintivo di una democrazia che sa distinguere tra l’uso legittimo della forza pubblica e la violenza arbitraria e disumana. È uno strumento di civiltà, che tutela anche chi indossa una divisa e svolge il proprio compito nel rispetto delle leggi, evitando di essere confuso con chi abusa del proprio ruolo".
"Depotenziarlo o cancellarlo - prosegue Ghiglione - significa spalancare la porta all’impunità. Significa negare le vittime, occultare le responsabilità nei casi noti e meno noti, e alimentare una pericolosa deriva autoritaria e repressiva che la nostra storia ci ha già insegnato a riconoscere e a respingere".
"La Cgil - conclude la segretaria confederale - sarà sempre dalla parte dei diritti umani, della giustizia, della Costituzione. Difendere il reato di tortura non è una battaglia ideologica, ma una scelta di civiltà. Chi governa ha il dovere di tutelare i diritti fondamentali, non di calpestarli per ottenere facili consensi sulla pelle dei più deboli. La sicurezza non si costruisce con la paura, ma con i diritti, e Salvini dovrebbe saperlo, ma è comunque nostro compito ricordarglielo".