Roma, 23 giugno - “Come la Cgil denuncia da anni, il sistema della previdenza complementare si consolida, ma le disuguaglianze restano profonde e strutturali, e l’adesione rimane ancora troppo limitata proprio tra le fasce di popolazione che ne avrebbero maggiore bisogno, perché con carriere lavorative più fragili, discontinue e meno retribuite”. Così la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione commenta quanto emerge dal Rapporto annuale della Covip, presentato questo pomeriggio.
 

Per la dirigente sindacale “l’attuale modello, se non corretto, rischia di replicare nel secondo pilastro le stesse distorsioni che segnano il primo. Le donne rappresentano solo il 38,4% degli iscritti complessivi, i giovani sotto i 34 anni il 19,9%, e la partecipazione resta molto più elevata nelle regioni settentrionali rispetto al Mezzogiorno”, sottolinea. “Il gender gap è evidente anche nei contributi: le donne versano mediamente 2.590 euro all’anno contro i 3.080 degli uomini, con un divario che cresce con l’età e nelle aree più svantaggiate del Paese”.

“Il sistema della previdenza complementare, pur mostrando solidità e buone performance di rendimento, poggia su basi che devono essere rafforzate”, prosegue Ghiglione. “Una parte crescente di fondi, in particolare quelli negoziali, si sta orientando verso strumenti alternativi e a sostegno dell’economia reale, un orientamento che va sostenuto con misure fiscali adeguate, a partire da una revisione al ribasso della tassazione sui rendimenti, e con una strategia che favorisca l’impatto sociale degli investimenti pensionistici”.

“Ma – denuncia la segretaria confederale – tutto ciò non basta se non si interviene alla radice del problema: non ci può essere previdenza né pubblica né complementare senza lavoro stabile, continuativo e dignitosamente retribuito. Parlare di pensioni senza parlare delle condizioni materiali del lavoro, soprattutto di quello giovanile e femminile, significa ignorare la realtà. È quindi indispensabile ripensare il sistema, a partire dalla promozione di un’adesione consapevole e accessibile, anche attraverso il meccanismo del silenzio-assenso accompagnato da un’informazione corretta e trasparente, e dall’estensione della previdenza negoziale ai settori ancora esclusi”.

“La Cgil – conclude Ghiglione – chiede con forza al Governo di riaprire subito un confronto serio, trasparente e strutturale sul futuro previdenziale del Paese. Non è accettabile che l’unico scenario in discussione sia l’ennesimo innalzamento automatico dell’età pensionabile, con il rischio concreto di un nuovo aumento dei requisiti dal 2027. Serve una riforma previdenziale equa, lungimirante, sostenibile e fondata sul diritto di tutte e tutti a un futuro previdenziale dignitoso, anche alla luce dei profondi cambiamenti demografici in atto”.