Roma, 11 ottobre - “Il lavoro della magistratura va sempre rispettato e gli accertamenti dell’Ispettorato del Lavoro presi con la massima serietà. Se nella filiera Tod’s vi sono lavoratori a nero e caporalato nei subappalti, vuol dire che i modelli organizzativi e gestionali del committente non sono così precisi e puntuali come si riteneva, occorre quindi cambiarli e soprattutto raffozzarli. Oppure, come è possibile, ridurre il ricorso agli stessi subappalti e subforniture investendo di più su un modello di impresa con più lavoro diretto, qualità, buoni salari, sicurezza”. Così dichiarano in una nota congiunta Cgil e Filctem nazionale e Cgil Marche, rispetto alle recenti vicende di lavoro nero e caporalato che hanno coinvolto il gruppo Tod’s.

“Quello che non si può fare - continua la nota del sindacato - è proprio il contrario: invocare un cambio delle norme conquistate dal mondo del lavoro che, in questi anni, hanno consentito di contrastare modelli di sfruttamento purtroppo fortemente presenti nel nostro modello produttivo.

Per Cgil e Filctem nazionale e Cgil Marche: “Un cambiamento delle norme - come la certificazione cosiddetta terza che faccia poi da scudo alle responsabilità del committente, il depotenziamento della legge 231/01 sulla responsabilità di impresa o dell’articolo 603 Bis del Codice Penale o finanche del codice antimafia - rischiano di scaricare solo sull’ultimo anello della produzione le scelte, i modelli produttivi o le omissioni dell’impresa madre che poi beneficia in termini di alti ricavi del lavoro di tutta la filiera”.

“Il 25 ottobre - prosegue la nota - la Cgil sarà in piazza anche per questo per contrastare ogni tentativo da parte del Governo di ridurre le tutele dei lavoratori in appalto e subappalto, di ridurre le responsabilità del committente, di depotenziare ulteriormente i servizi ispettivi e di presidio del territorio. Noi saremo in piazza per chiedere l’esatto contrario: meno appalti e meno subappalti, stop al subappalto a cascata, portare le tutele e le responsabilità previste per gli appalti pubblici negli appalti privati, generalizzare modelli di verifica della corretta quantità di manodopera e costo del lavoro (la cosiddetta congruità che in edilizia ha dato buoni risultati) contro ogni forma di dumping contrattuale, concorrenza sleale, lavoro irregolare e sfruttamento, per garantire la sicurezza di lavoratrici e lavoratori , per contrastare le infiltrazioni di criminalità e mafia nell’economia”.

“Le nostre proposte - concludono Cgil e Filctem nazionale e Cgil Marche - non solo vogliono introdurre più giustizia e libertà ma, contrastando dumping contrattuale e lavoro nero, puntano a recuperare quei tanti miliardi di euro (oltre 180 miliardi) che l’economia sommersa sottrae ogni anno alle casse dello Stato, all’Inps, all’Inail per metterli invece a disposizione di più investimenti e più welfare. Anche così difendiamo il made in Italy che per noi deve sempre essere associato non solo al bello, ma anche al giusto”.