La Scuola Ducato è una delle più importanti per il lavoro di decorazione dei carri siciliani. La famiglia Ducato nasce e lavora a Bagheria, cittadina vicino a Palermo che ha visto crescere nelle proprie case artisti importanti come, ad esempio, Renato Guttuso, Dacia Maraini, Giuseppe Tornatore, solo per restare al tempo a noi più vicino. Il fondatore della Scuola Ducato è Michele. Riportiamo, da un testo di Nino Buttitta: “…la scuola Ducato, forse la bottega dalla quale sono usciti i più famosi e il maggior numero di carri. Ad essa diede inizio Michele Ducato (1881-1943), che fu per poco tempo allievo di quel Nicola Carrozza di cui ci parla il Pitrè. Egli ebbe a bottega con sé il fratello Domenico (1884-1946), che poi trasmise l’arte ai propri figli: Onofrio, Vittorio e Calogero, i quali, però, non dipingono più. Continuatori dell’opera di Michele furono, invece, i suoi stessi figli: Onofrio, Ernesto, Giovanni, Domenico e Giuseppe Luigi, ritenuti dai vari critici, fra cui Guttuso e Levi, maestri di abilità impareggiabile. Le loro composizioni, di cui caratteristiche peculiari sono l’estrema vivacità cromatica e il taglio sicuro delle figure, in realtà si impongono come quanto di meglio ci abbia dato la pittura del carro”(1). Minico (Domenico) ricorda in questo modo il padre: “…da piccolo, facendo il sagrestano nella chiesa Madre di Bagheria, avendo in sé l’indole e l’amore per la pittura, apprese i primi elementi della pittura ascoltando e vedendo il pittore professor De Simone che affrescava la chiesa Madre e la chiesa delle Anime Sante di Bagheria. Mio padre, non avendo i mezzi finanziari per frequentare le scuole di pittura, a tredici anni andò a Palermo per tre settimane nella bottega del grande maestro pittore di carretti Nicola Carrozza (il vecchio di cui parla il Pitrè). “Avendo la natura di pittore, avendo conosciuto i primi elementi del disegno e della pittura e conoscendo ora i colori usati per dipingere i carretti, a quattordici anni, nel 1895, aprì bottega a Bagheria, divenendo col tempo un vero maestro di pittura di carretto tra i maestri pittori di carretto del tempo, come scrive Guttuso che lo conobbe da ragazzo…”(2). Ecco come Guttuso parla del suo incontro con il maestro di carri: “Poi conobbi Michele Ducato che fu di questa arte un vero maestro. Ricordo che una volta, davanti a un masciddaru (3) privo di rifiniture, ma già completo della struttura tonale, Michele Ducato mi disse: Guarda come è bello così, come mi piacerebbe lasciarlo così! Non so cosa sapesse Michele Ducato di impressionisti o di macchiaioli, ma quella frase rivelava un naturale gusto pittorico che usciva dalla sfera artigiana e apparteneva alle ragioni della pittura…”(4). Michele lavora giorno per giorno fino al 1943, anno della sua morte. Nei tanti anni di attività Michele Ducato ha dipinto carri, ma anche quadretti votivi o miracoli, attualmente conservati nel Museo di ex-voto del Santuario di Altavilla Milicia, dei quali il direttore del Museo ha scritto: “… hanno un rilievo importante i sette miracoli dipinti dal maestro Michele Ducato di Bagheria. La pittura è quella propria dei carretti: i colori, lo studio delle facce dei personaggi, l’analisi particolareggiante delle parti dei carretti, lo sfondo sfumato del cielo, tutto dice della presenza di un grande maestro. … la Madonna è raffigurata sempre in forma da gran signora, nobile, ieratica. Normalmente manca la figura di San Francesco. Si tratta di un rapporto di devozione personale che il ducato stabilisce con la Madonna di Milizia …”(5). Il fondatore della bottega di Bagheria è importante anche per la sua capacità di estendere la gamma dei soggetti e dei racconti con i quali decora i carri (non si dimentichi che la decorazione dei carri è una tradizione che risale all’inizio dell’Ottocento). Michele Ducato dipinge tutti i cicli tradizionali di pittura, dalle scene di costume che riprende da stampe antiche provenienti dalla Germania, come: La buona ventura, La poetessa, Primo passo, ecc.; poi tante Scene di caccia o la storia di Santa Genoveffa oppure, ancora, opere liriche: Cavalleria rusticana, Otello, Carmen, La traviata, ecc., o ancora Il Vecchio e il Nuovo Testamento, o La Prussiana. Dal suo lavoro non poteva mancare un testo fondamentale dell’Opera dei Pupi, quale La Storia dei Paladini. Dalle dispense delle opere illustrate poi traeva ispirazione per dipingere: L’Orlando furioso, La Gerusalemme liberata, La Storia d’Italia, I promessi sposi, I tre moschettieri, Giuseppe Garibaldi, Napoleone, Iliade, Odissea, Eneide, I Beati Paoli, Il vespro siciliano, Cristoforo Colombo, I navigatori, F. Cortez. Così come, di sua pura inventiva, ha dipinto scene di vita contadina: La vendemmia, La pigiatura, Il vino messo nei barili, Il trasporto dei barili di vino. Importantissimo è stato il suo lavoro di maestro capace di formare decoratori e pittori di grande qualità. Alla sua scuola, come abbiamo visto, si sono formati anche i suoi figli. Giovanni divenne il braccio destro del padre nella decorazione dei disegni ornamentali del carretto, cioè la per filatura delle ruote, la pittura della catenella, le stelle, l’intaglio; Onofrio, nato nel 1913, e che dipinse la prima scena di battaglia di paladini a quindici anni, divenne pittore di carretti, professione che continuò a lungo. Minico, nato nel 1926, divenne il vero prosecutore della bottega dopo la morte del padre. Assieme divennero i Fratelli Ducato e firmarono molte pitture in questo modo. Con il passare degli anni divenne sempre più complicato continuare la professione, a causa del progressivo e rapido esaurirsi del mercato, già dall’immediato dopoguerra. Guttuso li ricorda in questo modo: “I figli di Michele, malgrado le difficoltà, hanno continuato a coltivare questa arte, non più legata all’esistenza e alla funzione del carretto, riuscendo tuttavia a non fare opera di ripetizione di schemi, ma con grande passione e senso della vita. Ho visto l’anno scorso, a Bagheria, un carretto eseguito dai fratelli ducato su commissione, che è un vero capolavoro degno di rappresentare questo aspetto della cultura popolare siciliana, in qualsiasi Museo di Arti decorative. Ritengo infatti il carretto siciliano un’alta espressione del folklore, un elemento che rappresenta la vita della società contadina, il sentimento poetico e leggendario del popolo siciliano”6. Negli anni dell’immediato dopo Liberazione, quando continuano ad essere presenti le truppe alleate, attorno all’attività dei fratelli Ducato, si crea una forte attenzione da parte degli americani, che pubblicano anche servizi giornalistici sui giornali dell’esercito, come sul “Pal Nob News” dell’U.S. Naval operating base. L’attenzione è così sensibile che i fratelli adeguano la scritta sopra la bottega, che diventa: Ducato Bros Pictures. In quegli anni Giovanni esegue tutti i disegni delle terraglie – quindi fanno anche decorazione per ceramiche – e per il merlettato sui carretti; Minico è lo specialista della gran parte dei disegni sui carretti, dice il fratello Ernesto agli americani: “Ha la natura dell’artista e ne siamo molto orgogliosi”7. Giuseppe, invece, si sta specializzando nell’intaglio del legno. Gli americani chiedono ad Ernesto quali scuole hanno frequentato, e lui risponde: “No, nessuno di noi è stato a scuola. Abbiamo imparato questa professione da nostro padre”. Poi il tempo cambia, gli americani portano i camion e il carretto comincia ad essere sorpassato, in velocità di trasporto e nelle funzioni, da mezzi più veloci come i trattori, successivamente dalla famosa “lapa”, nuovo mezzo per trasportare ogni tipo di merce. Minico Ducato, resiste nell’attività, tiene aperta la bottega fino al 1955, ed è proprio in questi anni che fanno tentativi, i più diversi, per verificare se esistono le condizioni per proseguire l’attività di artisti decoratori di alta specializzazione. Scrivono a Guttuso, per sapere se ci sono occasioni espositive per le arti decorative alle quali inviare i loro lavori, accettano commissioni di lavoro come per le tavole che ora sono nella raccolta della Cgil, ma con il passare del tempo decidono di cambiare mestiere, e lasciare al tempo libero il piacere di decorare e dipingere.

(testo tratto da: La scuola Ducato, di pittura, carretti e altre storie, a cura di Luigi Martini, Ediesse, 2004, pagg. 73-78)

1 Nino Buttitta, Cultura figurativa popolare in Sicilia, Palermo 1961

2 Minico Ducato (a cura di), Michele Ducato, Bagheria 1992

3 Fiancata del carretto

4 Da studi e materiali per la storia della cultura popolare, R. Guttuso, A. Buttitta, Forma e colore del carretto siciliano: I Fratelli Ducato (in Minico Ducato, op. cit.)

5 Testo del Sac. Giuseppe Bucaro (in Minico Ducato, op. cit.)

6 Da studi e materiali per la storia della cultura popolare, R. Guttuso, A. Buttitta, Forma e colore del carretto siciliano: I Fratelli Ducato (in Minico Ducato, op. cit.)

7 Ducato Bros, in “Pal Nob News” dell’U.S. Naval operating base, Sicily, 15 aprile 1945


Onofrio e Minico Ducato, 1860. Garibaldi, Altofonte e la rivolta dei contadini di Bronte, 1955, colori ad olio di lino nello stile della pittura dei carretti dei Ducato, 80×150 cm

Onofrio e Minico Ducato, 1893-94. Il movimento dei fasci siciliani dei lavoratori, 1955, colori ad olio di lino nello stile della pittura dei carretti dei Ducato, 80×150 cm

Onofrio e Minico Ducato, 1915 - 18 La prima guerra mondiale. La borghesia italiana per portare i contadini in guerra promise loro la terra, 1955, colori ad olio di lino nello stile della pittura dei carretti dei Ducato, 80×127,5 cm

Onofrio e Minico Ducato, 1943 – La guerra di liberazione e la vittoria sul fascismo. Le leggi Gullo e l’esempio di Li Causi, 1955, colori ad olio di lino nello stile della pittura dei carretti dei Ducato, 80×127,5 cm

Onofrio e Minico Ducato, 1946-47 Alla legge del Feudo, i contadini con la loro lotta..., 1955, colori ad olio di lino nello stile della pittura dei carretti dei Ducato, 68×150 cm

Onofrio e Minico Ducato, 1948-50 – Il popolo siciliano lotta per la legge di riforma agraria, 1955, colori ad olio di lino nello stile della pittura dei carretti dei Ducato, 80×150 cm