Paolo Ricci (Barletta, Bari, 1908 – Napoli, 1986)

Ultimo di undici figli, trascorre la prima infanzia nella città natale, poi, nel 1916, si trasferisce con il padre a Brindisi. Stabilitosi a Napoli (1918), compie i primi studi e apprende il mestiere di fabbroferraio. Nel capoluogo campano, dopo l’incontro con Vincenzo Gemito, al quale mostra i suoi disegni, decide di dedicarsi all’arte.

Dal 1927 stringe amicizia con il pittore Luigi Crisconio che lo introduce negli ambienti degli artisti e degli intellettuali partenopei. Due anni più tardi, alla prima Mostra Sindacale Napoletana presenta una serie di opere astratte. Durante un soggiorno a Parigi nel 1930, studia le avanguardie europee e conosce Mondrian, Campigli e Carlo Levi. Rientrato in Italia, partecipa alla I edizione della Quadriennale d’Arte (vi tornerà ad esporre nel 1948, ’53, ’56, ’59 e ’61). L’anno seguente viene arrestato dalla polizia politica e, dopo un periodo di detenzione, è sottoposto ad un regime di stretta sorveglianza.

Nel 1938 è tra i fondatori della Ceramica Posillipo, una fabbrica nata per valorizzare la ceramica nell’architettura moderna. Dopo la Liberazione inizia a collaborare con il settimanale «l’Unità» e riprende la ricerca artistica interrotta nel periodo bellico. Negli stessi anni collabora anche con «Rinascita», di cui disegna la testata. Nel 1944 entra nella redazione de «La Voce», prima come redattore, poi come responsabile della terza pagina. Frattanto prosegue nell’attività di pittore prendendo parte, fra l’altro, alle Biennali di Venezia del 1948, 1950 e 1952.

Negli anni Sessanta inizia la sua attività di promotore culturale attraverso cui tende a rivalutare criticamente artisti dimenticati o sottovalutati. In questo contesto vanno inserite le mostre su Cammarano (1959), Palizzi (1961), De Nittis e la «Scuola di Resina» (1963). La sua attività espositiva culmina con la grande antologica che tiene a Todi nel 1974. Sei anni dopo, dona gran parte della sua collezione al Museo Civico di Barletta.

(Andrea Romoli)


Il vecchio caporeparto, 1951, olio su tela, 80×50 cm
(Foto: Alessandra Pedonesi e Aldo Cimaglia)

Italsider di Bagnoli, 1950, olio su tela, 38,5×48,5 cm
(Foto: Giuseppe Schiavinotto)

La raffineria sotto il Vesuvio, 1954, olio su tela, 61,5×70 cm
(Foto: Giuseppe Schiavinotto)