Alberto Sughi (Cesena, 1928 – Bologna, 2012)

Terminati gli studi classici, si dedica al disegno e alla pittura acquisendo i rudimenti della tecnica dallo zio pittore. Tra il 1943 e il 1944 realizza un nucleo di opere su carta in cui già si riscontra la centralità della tematica sociale che sarà abbondantemente ribadita nella gran parte della produzione successiva. Il suo esordio espositivo avviene in una collettiva allestita nella sua città nel 1946.

Nello stesso anno soggiorna brevemente a Torino dove collabora, come illustratore, con la «Gazzetta del Popolo». Trasferitosi a Roma nel 1948, conosce Guttuso che acquista dei suoi disegni. Nella capitale entra in contatto con Renzo Vespignani, Marcello Muccini e altri artisti inseribili nel contesto del realismo. Con la fine del decennio e l’inizio degli anni Cinquanta realizza una serie di opere caratterizzate da una definizione lucida e obiettiva cui si sommano note di una resa formale di matrice espressionista. Nel 1950 con Muccini e Corrado Cagli espone alla Galleria Il Pincio di Roma (vi tornerà con una personale nel 1957). Nel 1951 è presente alla Quadriennale di Roma (vi tornerà nelle edizioni del 1956, ’59, ’65, ’72, ’86, ’92).

Nel 1956 partecipa alla Biennale di Venezia con tre opere. Tra i protagonisti del filone di ricerca che la critica ha definito «Realismo esistenziale», nel 1958 allestisce una personale alla Galleria Bergamini di Milano e, nel 1960, alla Galleria La Nuova Pesa a Roma. Alla metà degli anni Settanta inizia a lavorare al ciclo delle Cene, che realizza come metafore della società borghese con chiari rimandi alla nuova oggettività tedesca. La scansione della sua opera per cicli si conferma anche nel corso degli anni Ottanta con quelli dedicati alla Immaginazione e memoria della famiglia (fino al 1985) e alla Sera (dal 1985). Alla Galleria Forni di Bologna, nel 1993, presenta la serie Andare dove?. Nominato presidente dell’Ente Autonomo Quadriennale di Roma (1993), l’anno seguente rinuncia all’incarico. Nel 1998 dipinge il ciclo Notturno e due anni dopo tiene l’antologica Alberto Sughi nella collezione Zavoli nelle sale del Palazzo Ducale di Urbino.

(Andrea Romoli)


Cgil, s.d., tempera su cartoncino, 52×50 cm

Le ortofrutticole, 1954, tempera su tavola, 49,8×64,7 cm
(Foto: Alessandra Pedonesi e Aldo Cimaglia)

Famiglia di emigranti, 1955, olio su tela, 100×141 cm
(Foto: Giuseppe Schiavinotto)

Rivoluzione sempre, 1980, matita e tempera su carta da spolvero, 92,5×74 cm
(Foto: Alessandra Pedonesi e Aldo Cimaglia)

Madre e figlio, 1966, olio su tela, 70,5×60,5 cm
(Foto: Corrado De Grazia)