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Martedì 2 dicembre si è tenuta l’audizione di Cgil, Apiqa, NIdiL e Filcams Cgil presso la Commissione Giustizia (II) e Commissione Finanze (VI) sulla Delega al Governo per la riforma dell’ordinamento forense – A.C. 2629 2 dicembre 2025, di seguito riportiamo la memoria.
1. Premessa
La CGIL ringrazia le Commissioni per l’audizione e per l’opportunità di contribuire ai lavori relativi alla delega per la riforma dell’ordinamento forense, una riforma rilevante sia per la qualità del lavoro nella professione legale, sia per la tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della funzione difensiva.
Con la presente memoria intendiamo offrire una valutazione organica del Disegno di legge, evidenziandone gli elementi positivi, le criticità e le integrazioni necessarie affinché l’intervento normativo possa produrre effetti concreti sulla condizione di lavoro delle avvocate e degli avvocati.
La CGIL – insieme ad APIQA, FILCAMS e NIDIL – è attiva da anni sul tema delle professioni legali, in particolare per quanto riguarda le condizioni lavorative degli avvocati che operano negli studi professionali in forme di monocommittenza o collaborazione continuativa. Si tratta di una platea ampia, spesso priva di tutele adeguate e inquadrata in forme improprie di lavoro autonomo che non riconoscono né i diritti di lavoratori e lavoratrici né la loro piena professionalità.
2. Valutazione complessiva sul DDL 2629
La CGIL accoglie positivamente l’intento del provvedimento di intervenire in modo organico sull’ordinamento forense.
Valutiamo favorevolmente:
• il riconoscimento del tema della monocommittenza, ambito nel quale si concentra larga parte delle criticità del lavoro “autonomo” negli studi legali;
• l’attenzione alle forme collettive di esercizio della professione (società tra professionisti e reti professionali), necessarie per evitare concentrazioni, opacità organizzative e squilibri contrattuali ai danni dei più giovani;
• l’introduzione dell’obbligo annuale di aggiornamento, con relativa sanzione disciplinare, quale strumento di qualificazione della professione;
• il richiamo alla necessità di garantire ai monocommittenti un compenso non inferiore ai parametri regolamentari, in coerenza con la legge 49/2023 sull’equo compenso.
Si tratta di elementi importanti, coerenti con le esigenze più volte espresse dalle professioni legali e dal mondo del lavoro.
Tuttavia, il testo presenta limiti significativi che rischiano di neutralizzare gli effetti positivi della delega se non opportunamente integrati.
3. Criticità individuate
3.1 Monocommittenza e rischio di formalizzazione senza tutele
Il testo prevede che i rapporti continuativi ed esclusivi non costituiscano vincolo di subordinazione. Questa impostazione, se non corretta, rischia di legittimare situazioni di subordinazione di fatto, oggi diffusissime:
• vincoli orari e di presenza;
• direttive e controllo gerarchico;
• obblighi amministrativi interni;
• totale dipendenza economica;
• compensi fissi e non proporzionati all’attività svolta.
Si tratta di rapporti che presentano di fatto caratteristiche tipiche del lavoro dipendente, ma privi delle relative tutele.
A nostro giudizio, la proposta di legge Gribaudo n. 735 offre una definizione più lucida del fenomeno, poiché:
• riconosce la natura di lavoro subordinato in molte situazioni di monocommittenza;
• introduce meccanismi per superare l’incompatibilità attuale;
• fornisce strumenti per far emergere il lavoro nero e grigio negli studi;
• tutela la professionalità senza ignorare gli squilibri di potere interni agli studi legali.
È importante ricordare che in diversi ordinamenti professionali – medici, docenti, figure sanitarie, quadri e manager – la subordinazione non è incompatibile con l’autonomia dell’esercizio professionale. La professionalità deriva da condizioni di lavoro adeguate, non da una “finzione” di autonomia.
Oggi molti avvocati monocommittenti svolgono attività ripetitive e preparatorie, spesso dequalificate. È una situazione anomala nel panorama europeo e che la riforma deve contribuire a superare.
3.2 Formazione professionale: obbligo sul singolo, nessun obbligo per gli studi
La delega prevede l’obbligo formativo annuale per i singoli avvocati, ma non introduce alcun dovere per gli studi professionali di:
• programmare percorsi formativi;
• finanziare la formazione;
• garantire ore retribuite per aggiornamento.
In assenza di tali previsioni, la formazione rischia di diventare un costo privato per i professionisti più giovani e meno tutelati.
3.3 Assenza di misure di tutela reddituale e previdenziale
Il testo non contiene indirizzi relativi a:
• ammortizzatori sociali per lavoratori autonomi poveri;
• sostegni al reddito;
• integrazioni previdenziali;
• tutela dei neo-iscritti.
Il settore legale presenta elevati tassi di povertà lavorativa; la delega non offre elementi sufficienti per contrastare tale fenomeno.
3.4 Equo compenso: mancano strumenti di enforcement
Il riferimento al compenso congruo è positivo ma insufficiente. Non sono previsti:
• controlli efficaci;
• sanzioni per le committenze inadempienti;
• un osservatorio con funzioni ispettive;
• procedure rapide di recupero dei compensi.
La legge 49/2023, inoltre:
• esclude circa 120.000 avvocati che lavorano per privati e PMI;
• non incide sui compensi all’interno degli studi;
• rischia di rafforzare i grandi operatori del mercato legale;
• pone l’onere della prova sul professionista, parte debole del rapporto.
Senza correttivi, l’equo compenso rischia di restare inapplicato.
3.5 Assenza del tema dell’Intelligenza Artificiale
La delega non contempla alcun riferimento all’uso dell’IA nella professione forense.
È un vuoto normativo rilevante: l’IA sta già trasformando profondamente il lavoro negli studi, incidendo in particolare su:
• attività preparatorie e standardizzate;
• distribuzione delle mansioni;
• carichi di lavoro;
• qualità della prestazione;
• piattaforme e strumenti digitali proprietari di pochi grandi operatori.
I rischi individuati includono:
• ulteriore concentrazione dei grandi studi;
• dequalificazione delle attività affidate ai monocommittenti;
• compressione dei compensi;
• perdita di competenze per chi non accede alla formazione;
• incertezza sulla responsabilità professionale in presenza di sistemi IA.
Una riforma organica dell’ordinamento forense non può prescindere da questo tema.
4. Proposte e richieste di integrazione
4.1 Monocommittenza: criteri per prevenire lo sfruttamento
La CGIL propone di introdurre nella delega:
1. indicatori presuntivi di subordinazione (orari, direttive, esclusività economica, controllo, postazione fissa);
2. obbligo di comunicazione dei rapporti di monocommittenza alla Cassa Forense e agli organi ispettivi;
3. controlli e sanzioni per abusi e simulazioni di autonomia;
4. rito del lavoro o procedure accelerate per le controversie su compensi e qualificazione del rapporto.
4.2 Formazione: obblighi anche per gli studi professionali
Si propone di prevedere:
• l’obbligo per gli studi di definire un piano formativo annuale;
• ore di formazione retribuite;
• gratuità della formazione obbligatoria fondamentale;
• moduli specifici su IA e digitalizzazione.
4.3 Tutele reddituali, previdenziali e reti professionali
Occorre prevedere indirizzi per:
• ammortizzatori sociali per lavoratori autonomi poveri;
• sostegni ai neo-iscritti;
• integrazioni previdenziali al minimo;
• criteri di compensazione più equi.
Si richiama inoltre l’utilità di sviluppare reti professionali oltre le sole STP, per ridurre l’isolamento lavorativo e offrire strumenti collettivi di tutela.
4.4 Equo compenso: rafforzare i meccanismi di attuazione
Si propone:
• istituzione di un osservatorio nazionale con poteri ispettivi e sanzionatori (con presenza delle OO.SS.);
• procedure accelerate per l’accertamento del mancato rispetto dei parametri;
• estensione dell’equo compenso alle committenze con potere contrattuale predominante;
• inversione dell’onere della prova a carico del committente;
• ampliamento della platea dei beneficiari.
4.5 Intelligenza Artificiale: inserire criteri nella delega
Si richiede:
• definizione di standard e linee guida sull’uso dell’IA negli studi;
• tutela della responsabilità professionale;
• obblighi formativi specifici;
• misure per prevenire la dequalificazione professionale.
5. Conclusioni
La CGIL riconosce l’impegno del Parlamento nell’avviare un percorso di riforma dell’ordinamento forense.
Al tempo stesso, ritiene necessario integrare il testo della delega affinché essa:
• consenta l’emersione del lavoro nero e grigio mascherato da autonomia;
• superi definitivamente l’incompatibilità tra avvocatura e lavoro dipendente, eliminando una anomalia italiana;
• governi gli impatti dell’IA sul lavoro forense;
• rafforzi autonomia e indipendenza senza scaricare sui professionisti i costi dell’innovazione;
• renda effettivo l’equo compenso;
• valorizzi reti e strumenti collettivi di tutela.
Una riforma dell’avvocatura deve essere, prima di tutto, una riforma del lavoro professionale, della qualità della giustizia e della dignità delle persone che quotidianamente la rendono possibile.
L’obiettivo non è modificare la natura della professione, ma riconoscere ciò che già accade e garantire strumenti che permettano a tutti gli avvocati e le avvocate di lavorare in condizioni moderne, eque e coerenti con gli standard europei.








