"Non si può più aspettare: il dramma sconcertante di bambini, donne e uomini che continuano a morire in mare è il volto disumano di un'Europa che non è in grado di elaborare una visione comune e soluzioni condivise e che sta mettendo in pericolo non solo migliaia di vite, ma i valori fondanti della sua stessa civiltà. Subito corridoi umanitari, il superamento di Dublino e una politica comune di accoglienza". Questo quanto si legge in una nota dell'Ufficio Immigrazione della Cgil nazionale.

Per il sindacato di Corso d'Italia “lo scenario a cui assistiamo è straziante e sempre più buio: notizie quotidiane di nuove morti in mare, il rischio di ulteriori perdite di vite umane a causa del freddo nell'area balcanica, tra chi è rimasto intrappolato dai troppi muri innalzati in questi mesi, il trionfo degli egoismi nazionali e la crescita di forze xenofobe e populiste, il proliferare di deprecabili politiche discriminanti e punitive, come la confisca dei beni ai richiedenti asilo in Danimarca”. “Di fronte a tutto questo – prosegue la nota – constatiamo l'incapacità di elaborare proposte funzionali e utili all'intero territorio dell'Unione, di cui è un esempio il fallimento del minimo sforzo previsto dall'Agenda Junker di settembre".

La Cgil inoltre ritiene "vergognoso e pericoloso" il piano a cui sta lavorando la presidenza di turno olandese dell'Ue che prevedrebbe l'accoglienza di 250mila migranti provenienti dalla Turchia in cambio di respingimenti, che saranno sicuramente di massa, dei migranti  sbarcati 'illegalmente' sulle isole greche".

L'Ufficio Immigrazione della Cgil ribadisce "la necessità urgente di una politica di asilo europea che preveda il superamento del Regolamento di Dublino e cancelli le attuali incongruenze e incertezze, come quelle derivanti dalla suddivisione tra 'profughi' e 'migranti economici', basata sul nulla, e dalla labile definizione di 'Paesi sicuri'".

“Occorre aprire subito i corridoi umanitari, disegnare una politica di accoglienza comune e avviare processi di pace per via politica nelle zone di conflitto, nonché politiche di cooperazione con i paesi messi in ginocchio da crisi economiche e ambientali. Non è un'emergenza – si legge infine nella nota Cgil – ma un imperativo da cui dipendono il futuro della civiltà europea e il rispetto di quei valori su cui l'Unione è stata fondata dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Valori di cui oggi sembra essersi dimenticata”.