Almanacco numero sette


Un'economia italiana “sgonfia” quella descritta nel settimo numero dell'Almanacco dell'economia della Cgil, dove con l'ausilio del 'cruscotto' degli indicatori macroeconomici si evidenzia un Pil reale ancora 8 punti percentuali al di sotto di quello del 2007. Anche consumi ed investimenti restano inferiori a quelli pre crisi, rispettivamente di 5 e 30 punti percentuali. Tra le forze di lavoro si sottolinea, invece, come a fronte di un lieve aumento degli occupati crescano anche i disoccupati (calando l’inattività). Il tasso di disoccupazione non è mai sceso sotto l'11,5% dal 2012 (al contrario di quanto prospettato in ogni previsione governativa).Tutti dati che, secondo la Cgil, confermano “una crescita troppo vicina allo zero per essere chiamata ripresa”.

“Nel nostro Paese - si legge nel nuovo numero dell'Almanacco - l’economia sembra uscita dalla recessione per entrare in stagnazione, tracciando un sentiero di crescita ben al di sotto dei (già declinanti) livelli e dinamiche precedenti alla crisi, con inevitabili ripercussioni sul benessere e sullo sviluppo del Paese. Questa mancata ripresa della crescita potenziale, ovvero questa forma di stagnazione lunga e successiva ad una grande recessione, storicamente inedita, si potrebbe definire substagnazione”.

Nel rapporto di luglio si fa, inoltre, riferimento alle previsioni degli istituti statistici ed economici italiani ed internazionali, chiedendosi se siano stime “del tutto sbagliate o intellettualmente disoneste”. Tutti, fa notare la Cgil, “concordano nel rivedere a ribasso le previsioni di crescita dell’Italia per l’anno in corso e per il successivo. Diverse le motivazioni (dall’effetto del Brexit al rallentamento dell’economia globale, dall’insuccesso delle politiche europee alla debolezza del sistema economico e finanziario nazionale), stesso risultato: la variazione del Pil si attesterà al di sotto dell’1% nel 2016”. Il sindacato di corso d’Italia lo aveva predetto già ad aprile, in Audizione alla Camera sul DEF 2016.

Secondo quanto riportato nell’Almanacco, ancor più “inattendibile” e “priva di precedenti scientifici e riferimenti teorici”, è la previsione del Centro studi di Confindustria sui possibili effetti dell’eventuale vittoria del no al referendum costituzionale, che causerebbe “caos politico” e di conseguenza la contrazione del Pil di circa 4 punti nel prossimo biennio.

Almanacco dell'economia n.7