Chiusura dello stabilimento ex Alstom Power di Sesto San Giovanni, licenziamento di 236 lavoratori e spostamento delle produzioni in Romania e Polonia: questo l'annuncio del colosso dell'energia statunitense General Electric, proprietario della storica fabbrica lombarda. Intenzioni confermate il 26 febbraio nel corso dell'incontro al ministero dello Sviluppo Economico, dove i sindacati hanno chiesto da un lato la retromarcia dell'azienda e dell'altro un forte interessamento del Governo.

Le organizzazioni sindacali hanno salutato positivamente la convocazione del tavolo al dicastero e la volontà di quest'ultimo di accogliere la loro richiesta, condivisa dal sindaco di Sesto e della Regione Lombardia, di ricercare tutte le soluzioni possibili per mantenere i livelli occupazionali e produttivi attuali del sito, per non cancellare una storia che risale agli ultimi anni del 1800 e per non disperdere un prezioso patrimonio industriale nel settore dell'energia, strategico per il futuro del Paese.Il prossimo incontro è stato fissato per il 14 marzo.

Fiom, Fim e Uil puntano il dito su una contraddizione che rende ancora più inaccettabile la decisione della multinazionale di delocalizzare e mandare a casa i lavoratori: il gruppo, che lo scorso novembre ha acquisito il settore energia della francese Alstom, da un lato ha annunciato di voler investire una somma ingente in Italia (800 milioni di dollari in Toscana, Puglia, Campania e Piemonte), ma dall'altro, all'interno del piano di ristrutturazione europeo da 6.500 esuberi per il biennio 2016-17, prevede un forte ridimensionamento dei servizi e la chiusura degli impianti alle porte di Milano, con il conseguente licenziamento degli addetti (tutti gli operai e il 60% degli impiegati).

"Nel sito esistono strutture e apparati innovativi - spiegano i sindacati metalmeccanici in una lettera inviata al Governo - tra cui la camera blindata per il bilanciamento dei rotori (ne esistono solo tre in Italia), oltre che lavoratori con elevate competenze e professionalità che fanno dell'azienda un'eccellenza a livello mondiale. Ci rifiutiamo di pensare e di accettare che questo patrimonio possa essere disperso".