Roma, 11 gennaio - “Come Cgil apprezziamo che, come nel caso dei familiari delle vittime di mafia, lo Stato tratti la violenza di genere come fatto collettivo e non privato, ma riteniamo sbagliato e dannoso un provvedimento mirato solamente all’assunzione delle donne sfigurate”. È quanto dichiarano la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione e la responsabile delle Politiche di contrasto alla violenza e alle molestie di genere della Cgil nazionale Giorgia Fattinnanzi a proposito della legge approvata dalla Regione Sicilia che prevede l’assunzione diretta nella pubblica amministrazione per i figli di vittime di femminicidio e per le donne che, a causa della violenza subita, hanno avuto il viso sfigurato.

“Questa decisione – sostengono le dirigenti sindacali – fa passare il messaggio che soltanto una tipologia di violenza fisica, immediatamente visibile, sia degna di una risposta da parte delle istituzioni. Rafforzando, in questo modo, lo stereotipo, totalmente errato, che sia l'aspetto fisico il metro di valutazione della capacità di una donna. Tale previsione – spiegano – è in contrasto con le leggi nazionali ed internazionali, in primis con la Convenzione di Istanbul, che equiparano la violenza psicologica a quella fisica”.

“La Cgil ribadisce con forza quanto il lavoro e l'autonomia economica siano un pilastro nel percorso di uscita dalla violenza delle donne e ai fini preventivi, ma – concludono Ghiglione e Fattinnanzi – una decisione come quella assunta dalla Regione Sicilia opera una discriminazione tra le vittime per noi irricevibile”.