Mai come oggi le parole contano. Hanno un peso e indicano direzioni. È allora significativo che nella legge di bilancio attualmente in discussione non compaiono mai le parole giovani, diseguaglianze, politica industriale, transizione ecologica, solo per fare alcuni esempi. Di fronte alla precarietà e povertà del lavoro o alla gravità della crisi economica sociale ambientale che stiamo vivendo.

Non ci sono misure per combattere la disoccupazione e creare lavoro, non c'è traccia di politica industriale per rilanciare il Paese e una transizione giusta. Rimane irrisolta la grande emergenza salariale. Le misure fiscali sono inique: pochi spiccioli per le classi di reddito medio-basse con la riforma dell’IRPEF, mentre i privilegiati non vengono toccati e non si contrasta l'evasione. La misura del cuneo fiscale è ancora temporanea (solo per il 2024). E si continua con la flat tax. La tanto sbandierata misura sugli extra profitti delle banche si è risolta in un nulla di fatto: zero euro di introiti per il 2024.

Si sbandiera l'aumento del Fondo sanitario, ma le cose non stanno così. I tre miliardi previsti, infatti, non coprono nemmeno l’inflazione sostenuta da ospedali e ambulatori. Una parte di quelle risorse è destinata al rinnovo ei contratti (2,4 miliardi, comunque insufficienti), un’altra parte all’abbattimento delle liste di attesa tramite l’extraorario dei medici e infermieri (già allo stremo per la carenza di personale) e alla sanità privata convenzionata, spingendo – quindi – verso un’ulteriore privatizzazione del nostro servizio sanitario.

Non ci sono risorse adeguate per il rinnovo dei contratti pubblici né per sostenere quelli del settore privato.

Con la nuova legge di bilancio si è riusciti a fare peggio della legge Fornero. Nulla per i giovani, cancellate Ape sociale e opzione donna, fa cassa sui pensionati bloccando le indicizzazioni, le pensioni sono più lontane per tutti.

Mentre sono in aumento povertà, disagio sociale, emarginazione e disuguaglianza la manovra taglia ulteriormente le risorse agli enti locali e non ne stanzia per finanziare strumenti universali di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito. Vengono sottratti 350 milioni alle persone disabili e non si prevede nulla per la non autosufficienza. Nessun finanziamento per i fondi per l'affitto e per la morosità incolpevole. Per la scuola e l'università ci sono tagli al diritto allo studio in un Paese dove ci sono alti tassi di dispersione scolastica e una percentuale di laureati tra le più basse d’Europa.

Sui migranti si continua a finanziare solo l'emergenza e le politiche repressive e contenitive non investendo su inclusione e convivenza. Inoltre, la legge aumenta anche il contributo che devono pagare i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti per iscriversi a titolo volontario al Servizio Sanitario Nazionale.

Tutto ciò mentre aumentano le spese militari e si tagliano le risorse destinate al servizio civile. Pesa anche il capitolo delle politiche ambientali. L'impressione è che ci sia non solo un totale disinteresse verso la crisi climatica ma che si voglia perseguire l'obiettivo di rallentare la transizione ecologica ed energetica. Il governo fa finta di non vedere che i prossimi anni saranno decisivi per diminuire l'inquinamento e le emissioni, aumentare l'indipendenza energetica del nostro Paese con il risparmio energetico, la decarbonizzazione dei settori produttivi, l'incremento di energia da fonti rinnovabili. La transizione è già in atto e riteniamo che un Paese lungimirante deve governare la complessità insita nella sfida. Diversamente si troverebbe ai margini dell'innovazione tecnologica e si aggraverebbero i problemi sociali e occupazionali.

Per tutte queste ragioni il nostro giudizio sulla legge di bilancio è fortemente negativo. Tanto più se pensiamo che le misure lì previste si innestano in un quadro di riforme istituzionali che vanno dall'autonomia differenziata al premierato. Con la prima, se venisse approvata, si dividerebbe il

Paese e non sarebbero più garantiti i diritti sociali su tutto il territorio nazionale. Un colpo all'articolo tre della Costituzione che assegna allo Stato il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona. Col premierato si svuoterebbero ulteriormente le forme e gli strumenti della democrazia parlamentare assecondando una deriva plebiscitaria. Così,  anziché contrastare il diffuso astensionismo si finirebbe con accentuarlo.

Riteniamo quindi importante tutto il lavoro fin qui svolto che dobbiamo ora articolare in tutti i territori, costruendo comitati territoriali e dando vita a piattaforme e vertenze. Vogliamo affermare un modello sociale fondato sul contrasto alle disuguaglianze, sulla qualità del lavoro, sulla riconversione ecologica su un welfare pubblico e universalistico.

Le associazioni e le organizzazioni de “La Via Maestra”