Roma, 5 dicembre – “Spopolamento, servizi sociali carenti, bassa crescita, lavoro povero e precario: il Rapporto Svimez fotografa una condizione del Mezzogiorno, le cui cause vengono da lontano e che il governo continua ad ignorare, peggiorando - se possibile - la situazione”. Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari.

"Quella di Svimez - aggiunge il dirigente sindacale - è un'analisi che condividiamo, un allarme che continuiamo a lanciare da tempo, anche con le mobilitazioni di queste ultime settimane. Le questioni sollevate dall'istituto di ricerca dovrebbero essere all'apice dell'agenda politica, perché non riguardano solo il Sud, ma hanno conseguenze per tutto il Paese. Purtroppo, non è così”.

“Dalla revisione del Pnrr, che definanzia soprattutto progetti e investimenti destinati agli enti locali e all’apparato produttivo meridionale, alle scelte su politiche fiscali, sociali e occupazionali, alla totale assenza di politiche industriali, l'esecutivo - prosegue Ferrari -rischia di abbandonare la parte più fragile dell'Italia al suo destino. Lo dimostra, più di ogni altra cosa, la proposta di Autonomia differenziata che, garantendo alle regioni del Nord di trattenere sul territorio il 30% dell'Irpef complessiva nazionale, farebbe ulteriormente esplodere diseguaglianze e divari territoriali e renderebbe impossibile tenere unito il Paese.

“Una riforma, quella contenuta nel Ddl Calderoli, - sottolinea il segretario confederale della Cgil - che sembra pensata a uso e consumo del Settentrione, mentre per le regioni del Sud, dalle politiche di coesione alla Zes unica, siamo a una centralizzazione senza precedenti delle scelte e alla totale marginalizzazione delle Istituzioni locali”.

“Può apparire, superficialmente, una strategia utile a favorire una parte di Paese a discapito di un’altra; invece, l'effetto sarà quello di danneggiare l'Italia intera, perché senza rilanciare il Meridione nessuna crescita economia solida e significativa sarà possibile", conclude Ferrari