Roma, 22 dicembre – “Quarantacinque anni fa nasceva il Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale, straordinaria conquista frutto anche di una stagione di lotte di lavoratori e lavoratrici e di progressi sul fronte dei diritti sociali e civili, e si dava attuazione all’articolo 32 della Costituzione. Oggi quel Servizio Sanitario Nazionale vive una crisi senza precedenti e rischia il collasso dopo lunghi periodi di tagli e a causa delle scelte sbagliate, a partire da quella del Governo Meloni di tornare a disinvestire nella sanità pubblica a favore della privatizzazione della salute”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi alla vigilia del quarantacinquesimo anniversario dell’approvazione della Legge 833.

“Nel 1978 – ricorda la dirigente sindacale – la sanità si liberava della gabbia corporativa delle mutue e dalla logica del rimborso della malattia, a cui oggi rischiamo di tornare, e si apriva alla presa in carico dei bisogni di salute della persona e del benessere complessivo della comunità, con un sistema sostenuto dalla fiscalità generale e un modello organizzativo coerente con i fondamentali principi di universalità, equità, uguaglianza e uniformità delle prestazioni in una logica di prevenzione, programmazione, partecipazione e forte integrazione socio-sanitaria e continuità ospedale-territorio”.

“A distanza di 45 anni, la volontà politica del Governo è di proseguire con lo smantellamento del SSN, e anche la rimodulazione della Missione 6 del PNRR si è tradotta in tagli. Il raffronto con gli altri Paesi europei è impietoso – sostiene Barbaresi – sia per la spesa sanitaria pubblica in valore pro capite, sia per le dotazioni organiche e le retribuzioni del personale sanitario, tra le più basse in Europa. L’Esecutivo – ribadisce la segretaria confederale della Cgil – velocizza la privatizzazione della sanità e il passaggio dall’universalità del SSN e della salute come diritto alla cura come bene di consumo, per chi può permetterselo, tanto che la spesa privata sostenuta dai cittadini ha superato la cifra record di 40 miliardi all’anno. Ma quando si arriva a dover scegliere se curarsi pagando, rimandare le cure o, peggio ancora, rinunciare a curarsi per gli insostenibili tempi di attesa o la mancanza di servizi, si materializza la peggiore delle diseguaglianze e un grave attacco alla dignità delle persone”.

Per la Cgil “oggi l’impegno deve essere quello di recuperare con convinzione lo spirito e le finalità della Legge 833 per garantire un Servizio Sanitario Nazionale forte, pubblico e universale che richiede dalla politica coerenza in termini di risorse, scelte organizzative e priorità e dai cittadini la determinazione di continuare a lottare per difenderlo e rilanciarlo. Per queste ragioni – conclude Barbaresi – occorre proseguire nella mobilitazione, a partire da ogni territorio, per difendere, irrobustire e rilanciare il SSN e avere cura della salute di tutte e tutti. La Cgil c’è e continuerà come sempre a fare la sua parte”.