Roma, 28 novembre - “Il disegno di legge di riforme del Governo sull’elezione diretta del Premier consegna a una minoranza un dominio incontrastato sulle Istituzioni democratiche e non lascia alcuno spazio al confronto e alla mediazione sociale. Una deriva autocratica che contrasteremo con tutti gli strumenti democratici a disposizione”. È quanto affermato dal segretario confederale della Cgil Christian Ferrari oggi in audizione presso la commissione Affari costituzionali del Senato.

“La modifica della Costituzione, contenuta nei Ddl 830 e 935 - ha sottolineato il dirigente sindacale - determinerebbe un gravissimo squilibrio di poteri, svuotando ruolo e prerogative del Presidente della Repubblica e superando la centralità del Parlamento quale sede della rappresentanza democratica del popolo - che persegue l’interesse generale di tutti, maggioranza e minoranza - in favore del primato del potere esecutivo, espressione della sola parte maggioritaria”.

“Nella proposta governativa, oltretutto, a prevalere non sarebbe nemmeno la maggioranza dei votanti, ma - ha aggiunto Ferrari - una minoranza cui sarebbe assegnato artificialmente un ruolo dominante in Parlamento, con la possibilità di controllare indirettamente gli organismi di garanzia i cui componenti sono eletti, in tutto o in parte, dalle Camere”. “Per giustificare questa che, secondo noi, rappresenterebbe una vera e propria deriva autocratica, si usa la formula seducente della ‘democrazia decidente’ o della ‘democrazia di investitura’, ma la sostanza è una compressione brutale del principio di rappresentatività e di uguaglianza del voto in favore di una formidabile verticalizzazione del potere”.

“Noi riteniamo che di fondo ci sia una lettura sbagliata della crisi della democrazia, che - ha spiegato - non dipende dall’instabilità dei governi, semmai da un pesante deficit di rappresentatività, come testimonia un astensionismo che sta svuotando dall’interno i meccanismi di partecipazione elettorale. Noi sosteniamo la democrazia così come è disegnata dalla Costituzione: una democrazia davvero partecipata, che cittadini e lavoratori vivano ogni giorno, incidendo, attraverso le forze politiche e sociali che li rappresentano, sulle decisioni che riguardano il loro futuro e quello del Paese. Pensiamo dunque che vadano allargati gli spazi di partecipazione democratica, di confronto, e anche di dissenso, e che sia del tutto controproducente una loro compressione”.

Per Ferrari inoltre “questa riforma non va considerata in maniera isolata, ma in combinato disposto con l’Autonomia differenziata. Siamo di fronte al pericolo di dividere l’Italia in tante ‘piccole patrie’, tenute insieme, si fa per dire, da un uomo o una donna soli al comando. Un coacervo istituzionale che potrebbe sfuggire di mano ai suoi stessi ideatori. E una cosa è certa: le persone che rappresentiamo non hanno nulla da guadagnarci, perché finirebbero per contare ancor meno ed essere chiamate, una volta ogni cinque anni, a firmare una delega in bianco a chi concentrerà nelle sue mani tutto il potere, senza dover rendere conto più a nessuno durante il suo esercizio”.

“Per questo - conclude il segretario confederale - la nostra Organizzazione si opporrà, con tutti gli strumenti democratici a disposizione, insieme a tante associazioni e realtà vive della società civile, per contrastare un progetto di riforma che, sovvertendo la Costituzione nata dalla Resistenza e fondata sul lavoro, cambierebbe gli stessi connotati della nostra Repubblica parlamentare, fino a renderla irriconoscibile”.