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Roma, 10 dicembre - "Non si ferma la caduta dell’industria nel nostro Paese. A ottobre si conferma ancora una volta il calo della produzione, -1% rispetto a settembre e -0,3% su base annua, e la media del trimestre agosto-ottobre segna un decremento dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. Il rimbalzo di settembre era solo un effetto tecnico dovuto al crollo di agosto: nulla ha interrotto la tendenza negativa. Insomma, la realtà è ben diversa dalla narrazione del Governo e del Ministro Urso, che restano assenti". È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Gino Giove.
Il dirigente sindacale, commentando i dati Istat di questa mattina, sottolinea che "la produzione diminuisce in tutti i comparti principali, dai beni di consumo (-1,8%) a quelli strumentali (-1%), con flessioni più significative per prodotti chimici (6,6%), industria tessile, abbigliamento, pelli e accessori (-5%), coke e prodotti petroliferi raffinati (-4,6%), e autoveicoli (-3,8% su base mensile e ben -11,7% su base annua)".
"Sulla chimica di base - denuncia - il Governo non ha semplicemente sbagliato: ha scelto consapevolmente di non intervenire, lasciando depauperare un settore strategico per tutte le filiere manifatturiere. Per quanto riguarda l’acciaio, dopo anni di promesse, non c’è ancora una decisione seria. E nell’automotive assistiamo a una totale sudditanza nei confronti delle imprese, che decidono tagli, delocalizzazioni e riduzioni di volumi senza strategia nazionale né alcun reale indirizzo pubblico".
Inoltre, aggiunge, "le tante crisi aziendali vanno affrontate nel quadro di una più complessiva politica industriale e non semplicemente con l’uso di ammortizzatori sociali".
Per il segretario confederale "questa situazione è responsabilità di un Esecutivo che ha abdicato al proprio ruolo, che non governa la transizione energetica e digitale e che rifiuta di utilizzare le partecipate pubbliche per tutelare produzione e lavoro. E mentre vanta successi immaginari, l’industria arretra, i posti di lavoro diminuiscono e il Paese perde capacità produttiva, veleggiando verso la deindustrializzazione".
"Se il compito del Governo è quello di garantire stabilità, affidabilità e credibilità, sarebbe opportuno cambiare rotta, a partire dalla legge di bilancio 2026. Per questo - conclude Giove - la Cgil ha proclamato lo sciopero generale del 12 dicembre: in tutte le piazze italiane i lavoratori e le lavoratrici chiederanno lavoro stabile, investimenti, futuro".






