Roma, 24 gennaio - "Gravissime le dichiarazioni della Presidente del Consiglio sulla fine del reddito di cittadinanza: sono state usate parole sprezzanti, totalmente irrispettose nei confronti di chi che vive in condizioni di povertà e disagio, assolutamente indegne per chi è chiamato a rappresentare il Paese". Così la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi commenta quanto affermato questo pomeriggio in Aula alla Camera da Giorgia Meloni nel corso di un'interrogazione sulle politiche dell'Esecutivo in materia di lavoro.

"Se sei incapiente, se sei disoccupato, se sei in difficoltà, per il Governo la colpa è tua che non fai abbastanza per uscire dalla tua condizione. Un Governo - prosegue la dirigente sindacale - che colpevolizza le vittime anziché preoccuparsi di prendersene cura e, soprattutto, anziché rimuovere le cause di diseguaglianze e povertà". Barbaresi sottolinea che "se il reddito di cittadinanza è stato cancellato, non sono stati cancellati né poveri né povertà, tantomeno si può ignorare che non basta essere adulti o non vivere in famiglie con minori o anziani per non trovarsi in condizioni di povertà o bisogno. Senza contare che si può essere poveri pur lavorando se il proprio lavoro è povero, sottopagato, precario e frantumato, e tanti, troppi lo sono".

Per la segretaria confederale della Cgil "alla retorica infamante di colpevolizzazione di coloro che vivono in condizioni di bisogno, la Presidente aggiunge la foga dei controlli da attivare subito: farebbe meglio a preoccuparsi di come mettere i servizi pubblici, con risorse e organici adeguati, a partire dai servizi per l'impiego e dai servizi sociali dei Comuni, nelle condizioni di garantire la presa in carico dei bisogni complessi delle persone e delle famiglie disagiate, che non sono solo economici ma anche abitativi, sociali, sanitari, educativi, assistenziali".

Barbaresi chiede che "si mettano subito a disposizione e venga garantita la piena trasparenza dei dati dettagliati sulla situazione delle domande presentate e di quelle accolte di Assegno di inclusione, e anche quelle pagate per quanto riguarda il Supporto per formazione e lavoro su cui sembra essere caduta un’inspiegabile cortina di fumo". In conclusione, torna ad avanzare la richiesta di "ripristinare subito uno strumento di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito che abbia carattere universale, come quelli presenti in tutti gli altri Paesi europei”, e di garantire “un forte investimento nell’infrastrutturazione sociale per rispondere ai molteplici bisogni delle persone in condizioni di difficoltà e disagio".