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Roma, 14 ottobre - "La povertà assoluta continua a crescere, raggiungendo i livelli più elevati degli ultimi dieci anni, è diventata ormai una condizione diffusa e sempre più strutturale che riguarda 6 milioni di persone, una su dieci. Colpisce maggiormente le famiglie numerose e con figli minori, le famiglie operaie, quelle in affitto, quelle del Mezzogiorno, i migranti, e certifica le pesanti e crescenti diseguaglianze nel nostro Paese. Ma il Governo finge di non vedere e, peggio, decide di non contrastarla, lasciando sole quelle famiglie e quelle persone". Così la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi commenta il report diffuso oggi dall'Istat.
"I dati - aggiunge la dirigente sindacale - confermano che si è poveri pur lavorando, con un quarto dei lavoratori dipendenti che può contare su retribuzioni lorde annue inferiori a 10 mila euro, a causa di lavori precari e a tempo parziale. Particolarmente allarmante la povertà minorile, con 1,3 milioni di minori in povertà assoluta e il 6% di minori che vive in famiglie in difficoltà economiche tali da impedire l’acquisto del cibo necessario".
Barbaresi sottolinea le responsabilità del Governo: "non solo ha cancellato il Reddito di cittadinanza e introdotto uno strumento profondamente ingiusto, l'Assegno di Inclusione, che divide la platea dei beneficiari a prescindere dalla condizione di povertà e la dimezza, con un risparmio di oltre 3 miliardi di euro sui poveri; non solo ha sostanzialmente azzerato le risorse per contrastare il disagio abitativo a partire dalle famiglie in affitto, ma anche nel Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2024-2026 conferma un ulteriore e progressivo arretramento del ruolo pubblico".
"La povertà non si contrasta distribuendo derrate alimentari a qualcuno con la tessera annonaria - sostiene in conclusione la segretaria confederale - ma con politiche e strumenti forti e di carattere universale che garantiscano la presa in carico dei bisogni complessi delle famiglie in difficoltà, senza lasciare indietro nessuno. Serve un ripensamento delle politiche pubbliche di contrasto della povertà, a partire dalla Legge di Bilancio che il Governo sta per varare".



