Roma, 7 luglio – “Esprimiamo forte contrarietà agli emendamenti 1.46 e 3.038 presentati in sede parlamentare. Rappresentano un attacco diretto ai principi di trasparenza, legalità e partecipazione democratica, oltre a costituire un preoccupante tassello nell’imposizione forzata della realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo.

Il dirigente sindacale spiega che l’emendamento 1.46, che prevede l’inserimento ‘di diritto’ della società Stretto di Messina S.p.A. nell’elenco delle stazioni appaltanti qualificate, “consente a una società senza esperienza operativa recente e senza requisiti consolidati nel settore, di gestire direttamente appalti miliardari, eludendo il sistema pubblico di qualificazione previsto dal Codice dei Contratti. Una forzatura giuridica e amministrativa – denuncia – che crea un pericoloso precedente e apre la strada a procedure opache, fuori da ogni controllo e da ogni garanzia di trasparenza”.

L’emendamento 3.038 per Gesmundo è “ancora più grave”. Interviene sul Testo Unico Ambientale per prevedere una deroga accelerata alla Valutazione di Impatto Ambientale per progetti dichiarati di ‘difesa nazionale’, “definizione ambigua e arbitraria, che può facilmente essere estesa ad opere civili o infrastrutturali, come nel caso del Ponte, già qualificato dal governo come ‘strategico’ e ‘prioritario per l’interesse nazionale’”.

“Siamo di fronte a un disegno normativo che punta a silenziare ogni opposizione, a limitare la partecipazione dei territori, a cancellare la tutela ambientale – sostiene il segretario confederale – in nome di un modello di sviluppo autoritario, centralizzato e calato dall’alto. In gioco non c’è solo la legittimità di un progetto infrastrutturale, ma il rispetto delle regole democratiche, delle procedure pubbliche e dei diritti delle comunità locali”.

“Inoltre, – aggiunge – circolano indiscrezioni relative alla possibile presentazione di un ulteriore emendamento volto a consentire l’acquisto di armamenti attraverso procedure accelerate e sottratte al controllo della Corte dei conti. Anche in questo caso, si tratterebbe di una misura che amplificherebbe modelli decisionali rischiosi, in aperta contraddizione con i principi costituzionali di legalità, responsabilità e controllo sull’uso delle risorse pubbliche”.

Per questi motivi “chiediamo che gli emendamenti in oggetto vengano ritirati e che si apra un serio confronto pubblico sul futuro delle politiche infrastrutturali nel Mezzogiorno, nel rispetto della Costituzione, dell’ambiente e della volontà dei cittadini. La Cgil – conclude Gesmundo – ribadisce la propria storica contrarietà alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera dispendiosa, inutile, tecnicamente discutibile e socialmente divisiva. Serve una politica dei trasporti centrata sulla mobilità sostenibile, sull’infrastrutturazione diffusa, sulla messa in sicurezza del territorio e sull’occupazione stabile e di qualità”.