Roma, 25 settembre - “Dopo oltre 19 mesi è stata finalmente convocata la Cabina di regia del Pnrr. L’ultima riunione risaliva al 6 dicembre 2023. Purtroppo, il Governo non ha fornito nessuna informazione concreta sulla ridestinazione dei fondi in vista della rimodulazione del Piano. L'incontro, da questo punto di vista, è del tutto improduttivo”. Lo dichiara il segretario confederale Christian Ferrari , presente all’incontro tra il ministro Foti e i sindacati a Palazzo Chigi .

Il dirigente sindacale, mettendo in fila i numeri sull’attuazione del Piano, sottolinea: “Il Governo precedente ha consegnato al governo Meloni un prefinanziamento e tre rate pari a 85 miliardi di euro. Inoltre, nell’ambito dei pagamenti risultavano già ‘saldati’ gli interventi relativi all’Ecobonus 110% e Transizione 4.0, per un totale di 27,64 miliardi euro. Dai dati pubblicati su Italia Domani, la spesa effettivamente sostenuta, al 31 maggio 2025, è pari a 74,3 miliardi di euro, il 38,22% del totale. L’incremento della spesa rispetto a febbraio 2025 è di circa 8,582 miliardi di euro, poco meno di tre miliardi al mese. Va peggio sul fronte dei pagamenti che, al 30 giugno 2025, risultavano pari a poco più di 70 miliardi, 5,63 miliardi di euro in più rispetto al 31 marzo 2025”. “Da quanto affermato dal ministro Foti ieri alla Camera dei deputati, si sarebbe arrivati - evidenzia Ferrari - alla spesa (cosa, ovviamente, diversa dai pagamenti) di 86 miliardi. Ciò significa che: a circa un anno dalla conclusione del Pnrr, si è riusciti a malapena a spendere la quota parte di risorse ricevute per Milestone e Target conseguiti dal governo Draghi”.

“Per quanto riguarda poi la revisione del Pnrr proposta dal Governo - aggiunge Ferrari - come Cgil ribadiamo innanzitutto la netta e totale contrarietà a utilizzare direttamente o indirettamente risorse del Piano per le politiche di riarmo, al fine di convertire la nostra economia in un’economia di guerra”.

Inoltre, prosegue il segretario confederale: “Esprimiamo contrarietà anche all’ennesimo spostamento di risorse dagli investimenti pubblici diretti agli incentivi a pioggia a imprese con condizionalità (a partire da quelle sociali e ambientali) sempre più aleatorie. É semmai necessaria la creazione di eventuali strumenti finanziari per interventi sociali quali, ad esempio, la lotta alla povertà energetica e alla povertà dei trasporti, anche in coerenza con gli obiettivi del Piano sociale per il clima. Gli incentivi assegnati in questa maniera alle imprese nascondono, in realtà, la mancanza di un disegno nazionale di politica industriale e sviluppo tecnologico, di cui c’è un estremo bisogno. È altrettanto evidente l’arretramento in tema di giusta transizione, che noi invece riteniamo fondamentale al fine di mantenere gli impegni del ‘green deal’”.

Il segretario confederale della Cgil evidenzia poi la necessità di “un forte incremento delle dotazioni organiche delle amministrazioni pubbliche, riferendosi in particolare: alla stabilizzazione dei circa 9 mila precari del Ministero della giustizia, al personale indispensabile per far funzionare le nuove strutture della sanità territoriale e i nuovi nidi e scuole dell’infanzia e alla stabilizzazione delle decine di migliaia di ricercatori delle Università e degli Enti Pubblici di Ricerca che hanno consentito la realizzazione di importanti progetti di ricerca del Piano”.

“Attendiamo inoltre - incalza Ferrari - la pubblicazione nel mese di novembre della relazione aggiornata sull’economia sommersa relativa all’esercizio fiscale 2023, visto che il Pnrr - in tema di tax gap - prevede la riduzione del 5% nel 2023 e del 15% nel 2024 della propensione all’evasione in tutte le imposte rispetto al 2019”.

“Infine - afferma Ferrari - la Cgil ha chiesto l’accesso diretto ai dati di monitoraggio della piattaforma Regis, che fin qui sono stati ben poco trasparenti, e soprattutto il coinvolgimento delle parti sociali in maniera costante e continuativa sia nella Cabina di regia nazionale, sia nelle Cabine di coordinamento territoriali, e non solo sull’attuazione del Pnrr, ma anche sulle riforme e sugli investimenti del Piano che avranno un impatto sociale anche dopo il 2026 su materie come: il mercato del lavoro, il lavoro sommerso, la disabilità, la non autosufficienza, la sanità territoriale, il sistema di istruzione, l'infrastruttura ferroviaria, la pubblica amministrazione, gli alloggi per studenti universitari, i nidi d’infanzia, ecc”.

In conclusione, Ferrari rivolge un appello al Ministro Foti: “Pur avendo visioni diverse su molti temi, ritengo che sul Pnrr dovremmo condividere pienamente le finalità per cui è stato concepito e finanziato: non certo per cristallizzare lo stato delle cose, bensì per favorire la trasformazione del nostro Paese, sia nella struttura produttiva, sia, soprattutto, rispetto alla riduzione delle diseguaglianze sociali e dei divari territoriali”.