Roma, 1 luglio - “Nessuna modifica strutturale al nuovo decreto flussi che affronti le criticità e che favorisca l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e la creazione di lavoro con carattere di regolarità”. Così, in una nota, la segretaria confederale della Cgil Maria Grazia Gabrielli.

“L'incremento delle quote, per gli anni 2023 e 2024 - sottolinea la dirigente sindacale - è stato vanificato dai dati di sintesi disponibili: nel 2023 solo il 7,5% della quota è divenuto un rilascio dei permessi di soggiorno, dato non dissimile per il 2024 con una percentuale del 7,8%. Per il 2025 i dati al momento disponibili rendono evidenti un numero di domande inferiore alle quote, eccetto che per il lavoro domestico”.

Per la segretaria confederale: “Gli unici due aspetti sui quali il Governo è intervenuto è la ripartizione su base regionale delle quote, che può rispondere a una maggiore aderenza alle dinamiche del mercato del lavoro locale, ma che di per sé non è indice di un diverso profilo qualitativo”. “Si continua invece - afferma Gabrielli - a perseguire una logica ‘premiale’ verso i Paesi terzi che promuovono campagne mediatiche, in collaborazione con lo Stato italiano, per spiegare i rischi di incolumità personale derivanti dal ricorso a traffici migratori irregolari”. “Una lettura - prosegue - che non tiene minimamente conto delle ragioni delle dinamiche migratorie e della necessità di una risposta non incentrata sulla logica punitiva e sulla premialità per alcuni Paesi”.

Secondo Gabrielli “ancora si ignora la necessità di un intervento strutturale che deve muovere su tre direttrici: una procedura di regolarizzazione per tutti i settori economici e produttivi, l'accesso alle quote per chi è già nel territorio nazionale, la possibilità di rilascio di un permesso di soggiorno per ricerca occupazione anche ricorrendo a figure di sostegno per l'inserimento socio lavorativo. Questo per restituire condizioni di regolarità nei titoli di soggiorno e per sottrarre forza lavoro dalla condizione di irregolarità, costantemente alimentata dagli esiti delle procedure dei flussi”. “Parole che il Governo italiano non intende sentire, per continuare a seguire uno schema di nessuna utilità: per il Paese, per le persone, per le imprese”, conclude Gabrielli.