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Roma, 24 luglio - “Dopo oltre due anni dalla costituzione del Comitato nazionale per il contrasto al lavoro sommerso, previsto dal Pnrr, sono stati convocati, dal Ministero del Lavoro, i quattro sottogruppi che devono occuparsi di dati sul lavoro sommerso, misure per l’economia regolare, campagne di informazione, misure per il lavoro regolare in agricoltura. Un ritardo inaccettabile che evidenzia l’assenza di volontà politica nel fare della lotta al sommerso una vera priorità nazionale”. Lo afferma, in una nota, la segretaria confederale della Cgil Maria Grazia Gabrielli.
“Gli incontri, che si sono svolti nelle due giornate del 22 e 23 luglio, oltre ad essere stati convocati troppo tardi, sono stati dei confronti di facciata. Negli interventi di enti e istituzioni, chiamati a riferire delle attività compiute, abbiamo rilevato - prosegue Gabrielli - approssimazione e mancanza assoluta di contenuti concreti. Tutto ciò dimostra che la condivisione è un fastidio ed è scarsa la considerazione per la gravità del fenomeno, un fenomeno enorme che riguarda 3 milioni di persone e molti dei settori produttivi del nostro Paese”. Per Gabrielli: “Questa modalità tradisce lo spirito del confronto e rivela l’obiettivo reale della convocazione: poter dimostrare formalmente alla Commissione europea il coinvolgimento del partenariato, senza alcuna reale intenzione di ascoltare e valorizzare il contributo delle parti”.
“La Ministra Calderone nel question time di ieri - aggiunge la segretaria confederale - ha annunciato la massima intransigenza nei confronti di chi utilizza forme improprie di lavoro e sfrutta i lavoratori, ma purtroppo alle parole non seguono i fatti e il tenore degli incontri dei sottogruppi del Comitato nazionale per il contrasto al lavoro sommerso ne sono la prova”. ”Basti pensare - evidenzia Gabrielli - che di 37 progetti, volti a risolvere il grave problema degli insediamenti abusivi in cui sono costretti a vivere migliaia di lavoratori in agricoltura, ne saranno finanziati solo 12, per un ammontare di circa 26 milioni rispetto ai 200 complessivi previsti dal Pnrr, lasciando fuori realtà come i ghetti di Borgo Mezzanone e Torretta Antonacci, i più grandi d’Italia e d’Europa. Con l’intensa mobilitazione della Flai Cgil e del sindacato confederale, si è arrivati allo sblocco dei finanziamenti per 12 progetti, ma è inaccettabile pensare di perdere quasi il 90% delle risorse previste dal Pnrr e lasciare irrisolta una vergogna come quella dei ghetti”.
“Continueremo a denunciare questa ipocrisia istituzionale e a proporre soluzioni reali e iniziative, perché - conclude Gabrielli - il lavoro sommerso non è una fatalità e non contrastarlo è una grave scelta politica che condiziona la vita di milioni di lavoratrici e lavoratori”.