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Roma, 1° luglio – “Il Rendiconto generale 2024 dell’INPS, approvato oggi dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza, restituisce l’immagine di un sistema finanziariamente solido, ma attraversato da criticità profonde e strutturali che mettono in discussione la tenuta e la sostenibilità sociale del nostro welfare”. Così, in una nota, la Cgil nazionale.
“La crescita della contribuzione, pari al +5,5%, è inferiore all’inflazione registrata nel 2023. Un dato – sottolinea la Confederazione – che segnala in modo inequivocabile che la nuova occupazione è povera, precaria, sottopagata e quindi incapace di rafforzare stabilmente le entrate contributive. È il riflesso diretto di un modello occupazionale basato su bassi salari e contratti instabili, che produce più fragilità che sviluppo”.
“Servono con urgenza rinnovi contrattuali veri, che garantiscano salari dignitosi e capaci di tenere il passo con l’inflazione. Ma non basta: è necessario anche ridurre il numero dei contratti collettivi nazionali, oggi spesso usati per produrre dumping contrattuale, e contrastare la frammentazione negoziale che alimenta disuguaglianze e divide i lavoratori”.
Inoltre, la Cgil evidenzia come “una quota significativa delle risorse pubbliche stanziate negli ultimi anni sotto forma di incentivi e sgravi per favorire l’occupazione non si sia tradotta in un effettivo miglioramento della qualità del lavoro: i dati continuano a restituire un mercato fatto di instabilità e basse tutele, a fronte di una spesa pubblica rilevante che meriterebbe maggiore efficacia e condizionalità”.
Per il sindacato di Corso d’Italia “torna centrale la richiesta di una legge sulla rappresentanza: uno strumento indispensabile per dare piena legittimità alla contrattazione collettiva, garantire l’efficacia erga omnes dei contratti sottoscritti dalle organizzazioni realmente rappresentative, e combattere la proliferazione di contratti pirata privi di valore sostanziale e spesso peggiorativi”.
“Non meno grave – prosegue la nota – è la conferma della contrazione delle risorse destinate al contrasto della povertà, che nel biennio 2022–2024 perdono oltre 3 miliardi. Si continua a fare cassa sulla povertà, colpendo chi ha più bisogno e minando la funzione redistributiva dello Stato. Le spese per l’inclusione sociale restano sostanzialmente invariate, a fronte di bisogni crescenti: un arretramento evidente dei compiti fondamentali di giustizia ed equità del sistema pubblico”.
Sul fronte previdenziale, “la spesa per pensioni si conferma stabile in termini reali, con l’aumento del 2024 dovuto esclusivamente alla rivalutazione legata all’inflazione. Nessun ampliamento delle platee, nessun intervento strutturale: al contrario, è stata di fatto azzerata ogni forma di flessibilità in uscita. Altro che superamento della Legge Monti-Fornero, come continua impropriamente a sostenere il Governo”.
Per la Cgil è “preoccupante anche l’inversione di tendenza sulla spesa per ammortizzatori sociali, con un incremento delle prestazioni di cassa integrazione e NASpI. È il segnale che la fragilità del mercato del lavoro si sta accentuando, e che la crisi sociale è ancora profonda”.
“Altro segnale d’allarme è la forte riduzione dei crediti contributivi, dovuta alle operazioni di ‘saldo e stralcio’ previste per legge. Otto miliardi di euro cancellati, che rappresentavano contributi dovuti e mai versati. È inaccettabile – si denuncia nella nota – che si continui a legittimare l’evasione contributiva, scaricandone i costi sulla collettività e soprattutto su chi le tasse le ha sempre pagate. Ogni euro sottratto ai contributi è un euro in meno per pensioni, ammortizzatori e diritti: si premia chi evade e si penalizza chi contribuisce alla tenuta del sistema”.
In conclusione, per la Confederazione, “il quadro complessivo impone con forza la necessità di un ripensamento profondo del nostro modello di welfare e previdenza. Servirebbe una visione che guardi alle trasformazioni demografiche, tecnologiche e sociali in corso. Occorrono scelte coraggiose: politiche attive del lavoro, investimenti nella buona occupazione, un fisco equo e progressivo, una lotta seria e sistemica all’evasione, e un rafforzamento del patto tra le generazioni. È fondamentale riaffermare il ruolo pubblico del welfare come strumento di coesione sociale e giustizia redistributiva, capace di non lasciare indietro nessuno, di contrastare le marginalità vecchie e nuove e di garantire una prospettiva equa e sostenibile per tutte le generazioni”.
“In questo contesto – dichiara infine la Cgil – i dati e la corretta informazione diventano strumenti essenziali per leggere con consapevolezza la realtà, orientare le scelte politiche e restituire ai cittadini la piena comprensione di ciò che accade nel sistema di welfare”.