Roma, 31 gennaio - “Il Decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri, lungi dal tutelare l’indotto dell’ex-Ilva, non garantisce né l’occupazione, né gli ammortizzatori sociali, né la continuità produttiva ed esclude dalle misure previste per la salvaguardia occupazionale le lavoratrici e i lavoratori occupati negli appalti di servizi”. Così il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo.

“Consideriamo del tutto inadeguata la copertura prevista per i dipendenti dell'indotto e degli appalti”, dichiara il dirigente sindacale, che spiega come “la limitazione temporale a sei settimane e il vincolo di fatturato richiesto escluderanno dalla necessaria tutela un numero importante di lavoratrici e lavoratori. Inoltre la mancata previsione di accordo sindacale impedirà alle organizzazioni sindacali di svolgere adeguatamente il loro necessario ruolo”.

In particolare “l’aver individuato, tra i criteri per l’accesso agli ammortizzatori sociali ‘speciali’ essere imprese monocommittenti o con il 70% del fatturato derivante da commesse ex Ilva, lascia senza tutele tutti i lavoratori occupati nell’appalto delle mense e delle pulizie degli immobili. Stessa esclusione riguarda i lavoratori di aziende del settore dell’edilizia e dei trasporti. Solo in questi tre settori - sottolinea Gesmundo - ci sono più di 2000 addetti”.

“Se non si corregge con urgenza il testo del decreto - prosegue - rischiamo che già dai prossimi giorni centinaia di lavoratori perdano il posto di lavoro. In questo senso chiediamo alle forze politiche di lavorare in Parlamento per assicurare tutele e continuità occupazionale a tutti i lavoratori degli appalti. Non possono esserci discriminazioni di trattamento tra lavoratori che stanno subendo la medesima condizione di difficoltà e incertezza”, conclude il segretario confederale della Cgil.