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Roma, 17 novembre - “Da oggi, in base alla statistica sul gap retributivo medio europeo, le donne lavoreranno senza essere pagate, perdendo in media un mese e mezzo di stipendio. Una gravissima ingiustizia sociale che quantifica in termini monetari la cultura sessista della nostra società e del mondo del lavoro, e contro la quale la Cgil è fortemente impegnata”. È quanto dichiarano la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione e Esmeralda Rizzi, componente del Comitato donne della Confederazione europea dei sindacati per la Cgil, in occasione dell’Equal pay day, giornata simbolica individuata dalla Commissione europea per denunciare il persistere del divario salariale uomo/donna a parità di lavoro e la necessità di adottare misure correttive per contrastarlo.
“Nell’Ue a 27 – sottolineano le dirigenti sindacali – il gap salariale medio su base oraria si attesta al 12%, ma in Italia tocca punte ben più alte. Secondo i dati Inps del 2023, i più esaustivi e aggiornati, arriva al 30% su base annua, quasi 8mila € medi l’anno di differenza. Un valore che non solo influisce sull’indipendenza sul lavoro, ma che si riflette anche sugli assegni pensionistici, condizionando l’autonomia e il benessere delle donne lungo tutto l’arco della vita”.
“È un fenomeno che ha profonde radici culturali e per arginarlo – ricordano Ghiglione e Rizzi – l’Unione europea nella precedente legislatura ha approvato una Direttiva sulla trasparenza salariale che prevede alcuni meccanismi di rendicontazione e pubblicità delle retribuzioni, suddivisi per sesso, e che consentirà di poter richiedere uguale retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. Una Direttiva importantissima che è nella fase di recepimento anche in Italia, ma – denunciano – che viene fortemente osteggiata dalle associazioni di rappresentanza delle imprese a livello europeo, che ne lamentano i costi”.
“Occorrono investimenti, anche attraverso incentivi alle aziende impegnate a contrastare i gap di genere”, sostengono la segretaria confederale e la componente del Comitato donne della Ces. “Le misure del Governo, anche quelle contenute nella Legge di bilancio, vanno in direzione diametralmente opposta, sostenendo soltanto il ruolo di cura delle donne. Il prossimo 12 dicembre – concludono – scioperiamo anche per rivendicare politiche di promozione della parità di genere e della buona occupazione femminile”.






