Roma, 8 settembre - “La risposta che il governo sta dando al disagio giovanile e alle differenze sociali, che crescono anche tra le nuove generazioni, e ai fenomeni di criminalità che coinvolgono minori è ancora una volta profondamente sbagliata, ispirata a quella filosofia esclusivamente punitiva che ha contraddistinto, fino a oggi, l’operato dell’esecutivo nell’affrontare le grandi questioni sociali, come le diseguaglianze e la povertà”. Così, in una nota, la Cgil nazionale.

“Il decreto legge appena approvato, recante le nuove misure di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, è solo un provvedimento spot che non affronta - sottolinea la Confederazione - le radici dei problemi, si limita a inventare nuove ipotesi di reato, a inasprire il sistema sanzionatorio penale. Scopo prioritario: l’azione repressiva dello Stato con l’inasprimento delle pene nei confronti dei minori e delle famiglie”. 

Per il sindacato di corso d’Italia: “Non si guarda ai contesti nei quali l’emarginazione è più evidente, si preferiscono misure di corto respiro come la ‘bonifica’ di una piccola parte di un solo comune, costruendo cattedrali nel deserto fortificate e separate dal resto del territorio che resta abbandonato. Una ‘bonifica’ emergenziale per la quale vengono stanziate risorse dai fondi di coesione quando lo stesso governo poche settimane fa ha definanziato i progetti di rigenerazione urbana delle periferie a rischio previsti nel Pnrr”. 

“È sul territorio e nelle periferie - aggiunge la Cgil - che occorre intervenire. Bisogna dare risorse agli enti di prossimità e rafforzare il tessuto educativo delle comunità, i servizi sociali e la rete dei servizi educativi che si intreccia col lavoro del terzo settore. Bisogna creare nelle comunità gli anticorpi per sradicare la violenza e dare ai giovani, anche attraverso la cultura, delle prospettive di vita fatte di lavoro giusto e dignitoso. Integrazione e inclusione sono gli obiettivi che dobbiamo contrapporre al sistema, unicamente repressivo, più volte utilizzato da questo esecutivo”.

“Anche per quanto riguarda l’uso e l’abuso di sostanze - prosegue il sindacato di corso d’Italia - la risposta non può che essere educare e non punire. Gli effetti fallimentari di anni di guerra alla droga e di criminalizzazione dell’uso sono davanti agli occhi di tutti, basterebbe volerli vedere”. 

“Il governo anche nel caso dell’emarginazione sociale non accompagna, ma punisce, addirittura laddove sostiene di voler contrastare la dispersione scolastica. Anche rispetto a questo fenomeno drammatico non si affrontano le cause e si interviene esclusivamente con misure repressive, inasprendo le sanzioni nei confronti delle famiglie. Non è certamente con il carcere che si affronta e risolve il problema”. 

“Purtroppo - continua la Cgil - stiamo assistendo a risposte ad alto impatto mediatico e di natura esclusivamente demagogica del tutto inefficaci anche solo dal punto di vista del controllo del territorio in termini di sicurezza. Non abbiamo mai ritenuto e non riteniamo oggi, più che mai, adeguate le risposte esclusivamente securitarie ai problemi che hanno natura di carattere sociale. La Polizia, nel nostro ordinamento democratico, ha il ruolo di tutela della convivenza civile e del rispetto delle norme, per esercitare il quale ha bisogno di risorse adeguate anche per quanto riguarda gli organici. Non si trovano risorse per i rinnovi dei contratti pubblici, per le assunzioni, per un welfare inclusivo e solidale, per la scuola, per una vera riforma organica della giustizia”.

“Servono contesti educativi che siano in grado di farsi carico di tutti i ragazzi che vivono situazioni di marginalità e nei luoghi a rischio. Servono investimenti nel sociale e nella cultura in tutte le periferie e in tutti quei contesti dove ai ragazzi non sono concessi percorsi diversi da quelli che possono portare alla commissione di reati”, conclude la Cgil.