Roma, 21 ottobre – “Il nuovo record negativo per la natalità, con solo 369 mila nascite nel 2024, un terzo di bimbi in meno rispetto a quelli che nascevano venti anni fa, e il crollo nello stesso periodo di oltre tre punti percentuali del tasso di natalità, certificano uno scenario preoccupante. A tre anni dall’enfatica istituzione del Ministero della Natalità, anni caratterizzati da misure aventi prevalentemente il carattere di bonus (bonus mamme, bonus nidi, bonus nuove nascite), l’inefficacia delle misure varate dal Governo è sotto gli occhi di tutti. Occorrono politiche strutturali, non slogan e bonus”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi.

Secondo la dirigente sindacale “per invertire le dinamiche demografiche, o almeno rallentarle, servono politiche a sostegno della natalità forti, frutto di una strategia di medio e lungo periodo, capaci di garantire certezze: la certezza di un lavoro ben retribuito, la certezza di una casa, di una rete di asili nido diffusi nel territorio, accessibili e gratuiti, di congedi paritari e ben remunerati. E ancora, un Assegno unico da rafforzare e rendere davvero universale, superando esclusioni e discriminazioni, a partire da quelle che colpiscono coloro che risiedono in Italia da meno di due anni o hanno i figli all'estero. Peraltro – sottolinea – questo è ciò che ci chiede l'Europa, che per questa ragione ha attivato la procedura di infrazione contro l’Italia”.

Barbaresi ribadisce che, “come rimarcato stamattina in occasione dell’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto, occorre superare la logica dei bonus a pioggia”. In via prioritaria, “è necessario garantire un’adeguata rete di asili nido e servizi educativi per la prima infanzia, recuperando rapidamente i troppi ritardi nella realizzazione dei progetti del PNRR. A pochi mesi della scadenza del PNRR infatti – ricorda la segretaria confederale – è stato speso solo il 34% dei 3,6 miliardi di euro di finanziamenti per asili nodo e scuole dell’infanzia; solo il 7% delle opere risulta completato e collaudato, mentre un quinto dei progetti presenta ritardi nella fase di esecuzione delle opere e 147 progetti fermi alla fase della progettazione esecutiva”.

“È ancor più preoccupante – aggiunge – che i ritardi maggiori si evidenzino nelle Regioni più lontane dall’obiettivo del 33% dei posti nido da garantire entro il 2027 e del 45% entro il 2030. Il diritto a un percorso educativo sin dai primi mesi di vita – conclude Barbaresi – deve essere garantito a tutti i bambini e le bambine, tuttavia, nei Piano Infanzia, Piano Famiglia e Piano Sociale, nidi e servizi educativi per la prima infanzia sono assolutamente marginali se non del tutto assenti”.