Roma, 26 febbraio - “Ad un anno da quella tragica notte in cui, a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro, persero la vita 94 migranti, di cui 35 bambini, noi non dimentichiamo e continuiamo a chiedere che le indagini facciano finalmente giustizia”. Lo afferma la segretaria confederale della Cgil Maria Grazia Gabrielli.

“In questi dodici mesi - ricorda la dirigente sindacale - altre donne, uomini e bambini sono morti, nei nostri mari, inseguendo la speranza di una vita migliore, lontana da guerre, persecuzioni, devastazioni ambientali, povertà”. Per Gabrielli: “Il cosiddetto decreto Cutro ha aggravato la condizione perché, come i tanti interventi legislativi che si sono susseguiti, considerano la migrazione come una condizione di criminalità. E dinanzi ad un fenomeno strutturale si continua a invocare l'emergenza, invece di iniziare a considerare la presenza degli immigrati una ricchezza per tutto il Paese”.

“Queste politiche migratorie, contro i diritti umani, vanno cambiate radicalmente in favore di misure volte a creare un vero sistema di accoglienza, corridoi umanitari e condizioni regolari di ingresso. Inoltre - conclude la segretaria confederale - occorrono politiche volte a rafforzare i diritti di cittadinanza di tutti coloro che già vivono in Italia”.

- 'Ti ricordi Cutro?'. Il reportage realizzato da Collettiva.it, un viaggio in Calabria a un anno dalla strage di migranti.