Roma, 10 aprile - “Giudichiamo negativo il Patto Europeo su migrazione e Asilo votato oggi dal parlamento europeo, per questo esprimiamo forte preoccupazione”. Lo afferma, in una nota, la Cgil nazionale.

“I cinque regolamenti del Patto - prosegue la Confederazione - creeranno più muri, indeboliranno il sistema europeo di asilo, abbasseranno gli standard di protezione e dei diritti fondamentali, configurando un meccanismo di protezione delle frontiere Ue senza prendere in considerazione le motivazioni storiche e sociali di un fenomeno strutturale come la migrazione”.

Per la Cgil “il Parlamento europeo, approvando l’accordo, ha deciso di seguire la narrazione delle destre e l’approccio difensivo da loro propugnato. Le regole fallimentari nella ripartizione della responsabilità dei richiedenti asilo tra gli Stati membri, finora disciplinate dal Regolamento di Dublino, rimangono sostanzialmente intatte. Non si riduce la pressione sui Paesi di prima accoglienza e si mette in atto un meccanismo di mercificazione che sostituisce ai ricollocamenti i versamenti in denaro da parte dei Paesi membri che rinunciano ad accogliere, verso i Paesi di prima accoglienza o, ancor peggio, verso Paesi terzi di transito o origine”. “Il Patto avvierà un sistema legalizzato di trattenimento alle frontiere ai quali saranno sottoposti anche famiglie con bambini e minori non accompagnati”.

“Riteniamo gravemente negativo - ribadisce il sindacato di corso d’Italia - che il Parlamento abbia approvato il Patto e ribadiamo la necessità di sostenere la creazione di canali umanitari per tutti coloro che fuggono da guerre e condizioni inumane e la creazione ed il finanziamento da parte delle Istituzioni europee di un sistema comune di accoglienza, coerente, solidale e basato sui diritti umani. Riteniamo infatti sia alla base dei valori dell’Unione assicurare la tutela del diritto di asilo e assicurare politiche di accoglienza ed integrazione, considerando questo l'unico approccio possibile a fronteggiare strutturalmente il fenomeno della migrazione”, conclude la Cgil.