Roma, 18 luglio - Il disagio abitativo è una componente importante della allarmante situazione di povertà crescente e dell’aumento delle disuguaglianze sociali che vive il Paese. Lo dimostra il numero degli sfratti emessi che, nonostante il blocco delle esecuzioni per la pandemia e la chiusura dei tribunali, sono stati 236 mila negli ultimi cinque anni, di cui 205 mila per morosità. L’edilizia residenziale pubblica è insufficiente a rispondere alla domanda abitativa delle famiglie più disagiate: la percentuale di alloggi assegnati in rapporto alle richieste presentate presso i Comuni è mediamente inferiore al 5%. È il quadro che emerge dal rapporto di Cgil nazionale, Sunia e Udu sul disagio abitativo “Casa: un’emergenza irrisolta”, presentato questa mattina a Roma nella sede della Confederazione.

“A fronte di questa situazione il Governo non solo non dà risposte adeguate, ma crea i presupposti per un ulteriore peggioramento delle condizioni di centinaia di migliaia di persone”, sostiene la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi. “La legge di Bilancio per il 2023 non ha rifinanziato né il Fondo di sostegno all’affitto previsto dalla legge 431/98 per garantire alle famiglie più bisognose un sostegno nel pagamento dei canoni, né il Fondo per la morosità incolpevole. Si cancella il reddito di cittadinanza, l’unica misura di contrasto alla povertà di carattere universale, e si introduce per una platea drasticamente ridotta uno strumento per l’acquisto di alcuni generi di prima necessità, per un importo equivalente ad un caffè al giorno. Una scelta ideologica, identitaria, di colpevolizzare chi si trova in condizioni di povertà”. 

“Inoltre – prosegue la dirigente sindacale – è allarmante la situazione degli alloggi per gli studenti universitari fuori sede, che mette in discussione l’esigibilità del diritto allo studio. A pochi mesi dal nuovo anno accademico questo rappresenta un tema da affrontare con urgenza”.

Simone Agutoli, responsabile delle politiche abitative dell’Udu, sottolinea che “l’Italia non sta raggiungendo il target previsto nel Pnrr. L’obiettivo è quello di realizzare 60 mila posti letto entro il 2026 stanziando complessivamente 960 milioni di euro. Per questo – ricorda – Cgil e Udu il 13 luglio hanno inviato una lettera alla Commissione Europea chiedendo puntuali verifiche affinché le risorse europee non vadano sprecate. Nel rapporto emerge che solo il 4,9% degli 824 mila studenti fuori sede trova posto in una residenza pubblica o convenzionata. Il 95% dei ragazzi e delle ragazze deve quindi rivolgersi al privato, e di questi solo il 30% riesce ad accedere ad affitti concordati”.

Il segretario generale del Sunia, Stefano Chiappelli, spiega che il sindacato degli inquilini ha effettuato un monitoraggio presso le proprie sedi e con le Istituzioni territoriali: “i numeri certificano l’inadeguatezza della risposta dell’edilizia pubblica a fronte di una domanda e di una condizione di difficoltà e disagio di molte famiglie in crescita. Si stima un fabbisogno aggiuntivo di almeno 600mila immobili. Peraltro, il Ministero dell’Interno non sta diffondendo, come di consueto avviene a inizio estate, i dati sugli sfratti, per i quali comunque prevediamo un trend di grave ripresa”.
“Il rifinanziamento del Fondo di sostegno all’affitto è un atto dovuto – conclude Chiappelli – e servono maggiori risorse, almeno 900 milioni per il prossimo bando, visto che nell’ultimo anno di erogazione sono state coperte meno del 50% delle domande”.

“Nell’incontro con il ministro Salvini del 12 luglio scorso – aggiunge infine Barbaresi –  abbiamo chiesto di affrontare urgentemente il tema dell’emergenza abitativa, avviando anche con le parti sociali un confronto vero e mettendo sul tavolo la disponibilità di stanziare risorse adeguate per rifinanziare il Fondo di sostegno all’affitto e il Fondo morosità incolpevole, investire sull’edilizia pubblica e intervenire con importanti stanziamenti – peraltro previsti dal Pnrr – sui posti letto degli studenti universitari”.

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