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Roma, 22 novembre - “La riforma del Codice degli Appalti e l’attuazione della legge delega devono essere oggetto di un confronto serrato e di merito, non di una consultazione on-line. Per questo non parteciperemo alla consultazione del Mit e chiediamo un tavolo presso la Presidenza del Consiglio, così come da impegni presi dal Ministro Fitto nel recente incontro con i sindacati. Quando si parla di appalti si parla di cantieri, ma anche di servizi, concessioni e forniture, di diritti e tutele dei lavoratori”. Così dichiara, in una nota, il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra dopo aver informato il Ministero delle Infrastrutture della propria indisponibilità.
![](https://images.cgil.it/view/acePublic/alias/contentid/ZWY4OGI0ZjUtZTU1OC00/0/2516560_132820643-e4b72b37-cb35-41b8-8779-8145c190b99b-jpg.webp?f=3x2&q=0.75&w=3840)
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“Il codice degli appalti riguarda infatti milioni di lavoratori, a cui vanno garantite - sottolinea Massafra - tutte le tutele economiche e normative già previste dall’attuale Codice degli Appalti a cui aggiungere le importanti conquiste ottenute con l’approvazione della legge delega 78/2022”. Per il dirigente sindacale “l’importante lavoro preparatorio svolto dal Consiglio di Stato per i testi finora diffusi deve essere completato da norme chiare e certe su: applicazione dei contratti nazionali e territoriali sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative attinenti all’attività di appalto svolto anche in maniera prevalente, garantendo inoltre l’estensione delle procedure di verifica proposte sulle eventuali anomalie; parità di trattamento economico e normativo tra lavoratori in appalto e lavoratori in subappalto con obbligo ad applicare lo stesso Ccnl come previsto dal DL 77/2021; obbligatorietà della clausola sociale a partire dagli appalti labour intensive; introduzione del divieto di ribasso sui costi non solo della sicurezza, ma anche della manodopera; mantenimento del divieto dei sub appalti a cascata che in caso contrario renderebbero più difficile i controlli e destrutturerebbero industrialmente le imprese”.
“Questi i punti che, insieme al rispetto delle norme suggerite dall’Anac e dalle attuali procedure antimafia e insieme ad una maggiore qualificazione delle stazioni appaltanti, vorremmo portare all’eventuale tavolo di confronto, pronti a sostenere le nostre ragioni, di metodo e di merito, con tutti gli strumenti a nostra disposizione”, conclude il segretario confederale della Cgil.