Roma, 6 agosto - “Con una decisione incredibile e gravissima, il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge regionale siciliana che prevedeva l’assunzione di medici ginecologi non obiettori per garantire l’applicazione della legge 194 e il diritto delle donne all’accesso a un aborto sicuro e libero, che il Governo calpesta”. Così in una nota congiunta la Cgil nazionale e la Cgil Sicilia.

“Il Consiglio dei ministri dell’Esecutivo Meloni – proseguono – sembra dimenticare che l’Italia è stata ripetutamente condannata dal Comitato europeo dei diritti sociali per aver violato il diritto alla salute delle donne che vogliono abortire, riconoscendo che esse incontrano ‘notevoli difficoltà’ nell'accesso ai servizi d'interruzione di gravidanza, anche per l'alto numero di medici obiettori di coscienza. E invece di adoperarsi per garantire l’accesso a un’IVG sicura e pubblica, impugna la legge della regione Sicilia varata per superare il problema”.

Cgil nazionale e regionale ricordano che “la Sicilia è una delle regioni italiane ad avere i maggiori problemi nel rispettare le previsioni della legge 194. La stessa relazione annuale sulla legge, firmata dal ministro Schillaci, evidenzia come in questa Regione ben tre strutture non abbiano personale non obiettore, mentre i medici obiettori sono circa l’85%. Solo nella provincia di Messina su 36 medici 35 sono obiettori”.

“Il Cdm sostiene argomentazioni che non reggono: tutelare il diritto all’uguaglianza del personale medico significa anche, come ha rilevato il Comitato europeo dei diritti sociali, consentire ai medici non obiettori di occuparsi non solo di aborti ma di esercitare pienamente la propria professione”, si sottolinea nella nota. “La sentenza del Comitato europeo, infatti, evidenziava come l’Italia violi i diritti dei lavoratori non obiettori che, per tale scelta, subiscono discriminazioni e diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti”.

“Invece di dare risposta ai rilievi del Comitato europeo e piena applicazione alla legge 194, che pur riconoscendo il diritto all’obiezione di coscienza impegna gli enti ospedalieri e le strutture preposte ad assicurare il libero accesso alle IVG, ancora una volta il Governo baratta salute e diritti delle donne e dei cittadini con il sostegno elettorale dei movimenti ultra ideologizzati che, infatti, hanno immediatamente plaudito al provvedimento. La Cgil – si legge infine – continuerà in tutte le sedi e con tutti gli strumenti, a impegnarsi per garantire il diritto delle donne all’autodeterminazione e la non discriminazione del personale medico”.