Nel contesto della decima edizione del Festival Sabir, tenutosi a Prato dal 18 al 20 aprile, un evento dedicato alle culture mediterranee e promosso da importanti organizzazioni come ARCI, Caritas Italiana, ACLI e CGIL, è emersa con forza la necessità di porre fine immediatamente e permanentemente ai conflitti, in particolare a Gaza, in Ucraina e in tutto il mondo.

Durante la seconda giornata del Festival, il 19 aprile, si è tenuto un importante panel dal titolo "Al Valico di Rafah per Gaza: una carovana in marcia per fermare il genocidio", che ha visto la partecipazione della CGIL nazionale con Sergio Bassoli, insieme a rappresentanti di organizzazioni non governative della cooperazione e solidarietà internazionale, esperti di diritto umanitario e internazionale, e parlamentari che hanno partecipato alla missione di solidarietà in Egitto ed al valico di Rafah lo scorso mese di marzo.

I dati sconcertanti presentati durante il panel hanno evidenziato la gravità della situazione: dopo 196 giorni dall'attacco israeliano nella striscia di Gaza, il bilancio delle vittime comprende oltre 34.000 morti, tra cui 250 operatori umanitari, 490 operatori sanitari e 140 giornalisti. Questi numeri allarmanti hanno suscitato un forte appello alla comunità internazionale affinché intervenga con urgenza.

L'impellenza di un cessate il fuoco a Gaza è stata ribadita con veemenza durante il panel. È una condizione improcrastinabile, vitale per consentire il passaggio degli aiuti umanitari raccolti dalle organizzazioni italiane nei tre container attualmente bloccati al valico di Rafah e dei due container di aiuti alimentari e materiale sanitario raccolti grazie alla sottoscrizione avviata dalla CGIL ed al coordinamento dell’Associazione delle ONG italiane, in partenza via nave per l’Egitto, per poi raggiungere via terra la Striscia di Gaza. Questi aiuti umanitari sono essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile di Gaza, che continua a subire le devastanti conseguenze degli attacchi militari.

La testimonianza toccante del chirurgo anglo-palestinese Ghassan Abu Sittah, che ha partecipato a tutte le iniziative più importanti di soccorso umanitario nei teatri mondiali della guerra e nelle offensive a Gaza e ha operato negli ospedali di Al Shifa e Al Ali, ha evidenziato come Gaza sia diventata un laboratorio di guerra, dove la popolazione civile è ridotta alla fame e gli ospedali vengono deliberatamente distrutti e gli aiuti umanitari criminalizzati. Si tratta di una situazione inaccettabile che richiede una risposta urgente e decisa dalla comunità internazionale.

Anche dal punto di vista del diritto internazionale, è stata sottolineata il forte valore politico e l'importanza dell'ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja del 26 gennaio scorso, relativa alla denuncia presentata dal Sud Africa contro lo stato d’Israele, per la violazione della convenzione contro il genocidio che ha stabilito chiaramente l'obbligo di Israele di prendere tutte le misure necessarie per evitare che si compia un genocidio, senza richiedere esplicitamente il cessate il fuoco, ma implicitamente richiedendolo.

Le difficoltà finanziarie e politiche che ha affrontato l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (UNRWA), in seguito alle accuse rivolte a 12 dipendenti per aver partecipato alle stragi del 7 ottobre e a tutt'oggi non ha fornito prove, hanno ulteriormente aggravato la crisi umanitaria nella striscia di Gaza. Il blocco dei finanziamenti da parte di alcuni paesi, inclusa l'Italia che ha sempre contribuito a sostenere l'attività dell'agenzia, ha compromesso gravemente la capacità dell'agenzia di fornire servizi essenziali, sociali, di istruzione e di assistenza sanitaria alla popolazione palestinese, mettendo a rischio la vita di milioni di persone.

In conclusione, il Festival Sabir ha rappresentato un importante momento di riflessione, di denuncia e di mobilitazione per chiedere un'immediata azione internazionale per porre fine alla sofferenza della popolazione civile di Gaza. È fondamentale che i governi e le istituzioni internazionali agiscano senza indugi per garantire il rispetto dei diritti umani e la protezione delle popolazioni colpite dai conflitti in tutto il mondo.