Mai come in questo momento, i diritti collegati alla qualità della vita, alla salute e sicurezza delle donne sono al centro di un rinnovato interesse. Non sempre in chiave libertaria. La battaglia, durata anni, per ottenere l’IVA applicata ai prodotti di prima necessità sugli assorbenti è stata cancellata con un colpo di spugna dal governo Meloni. Un provvedimento che, come la nota diffusa da Palazzo Chigi sulla corretta denominazione della premier in chiave maschile, “il presidente”, ha inteso subito chiarire quale fosse l’orientamento del governo sulle politiche di genere e sulle politiche per le donne. In compenso la sicurezza, intesa anche come sicurezza sul lavoro, inizia ad essere declinata anche come tutela da violenza e molestie. E finalmente anche in Italia, inizia a farsi strada l’introduzione di corsi di educazione sessuale e all’affettività nelle scuole come misura di contrasto alla cultura della violenza di genere. Il tema sempre più centrale, però, resta quello legato al corpo e all’autodeterminazione delle donne. In tutto il mondo le destre stanno portando avanti un attacco alle libertà femminili a partire da quelle sull’aborto condotte sia attraverso il contrasto all’impiego della pillola abortiva sia, politicamente, attraverso spazi di azione sempre più evidenti delle associazioni antiabortiste. Mentre si chiudono o svuotano consultori, non vengono sostituiti i ginecologi non obiettori che vanno in quiescenza e mentre ancora una volta l’Italia viene richiamata dal Consiglio d’Europa per la mancata certezza dell’accesso a un aborto libero e sicuro. Faro in UE la Francia che a marzo 2024 ha inserito il diritto all’aborto in costituzione.

L’impegno sindacale a livello Europeo e Internazionale è essenziale: è necessario continuare ad agire per rafforzare il quadro normativo, sia in materia di convenzioni OIL, ma anche di legislazione europea. Già nella risoluzione del Parlamento europeo, adottata a luglio 2022, si chiedeva di inserire il diritto all'aborto nella carta fondamentale dei diritti dell'UE.

Se ne discute in modo neutro, ma fattori ergonomici, innovazione digitale e utilizzo dei dispositivi di protezione non lo sono: a tal proposito è necessario approfondire e prevenire gli effetti che lo smart working, che sempre più lavoratrici praticano all’interno della propria casa, ha sulla loro salute psicofisica. L’aggiornamento dell’accordo europeo sul telelavoro, che comprende una sua trasformazione in Direttiva, chiede alle Organizzazione Sindacali di spingere anche sul fronte di genere nell’individuazione degli elementi e dei rischi connetti al lavoro agile: si va dal diritto alla disconnessione, alla formazione, ai percorsi di carriera, fino ai rischi psicosociali.

La prevalenza delle donne negli infortuni in itinere è in costante aumento, a causa del sovraccarico di impegni precedenti e successivi l’ingresso e l’uscita dal lavoro, l’uso di mezzi con scarsa manutenzione o assai datati. Il tema della salute psicofisica anche per le adolescenti e in relazione ai disturbi alimentari è finalmente diventata oggetto di studio e di iniziativa politica.

→ Torna alla Piattaforma di Genere della CGIL