È evidente come l’importante divario occupazionale e salariale delle donne abbia pesanti ripercussioni anche dal punto di vista previdenziale. Nonostante gli slogan e le continue promesse del Governo, con la Legge di Bilancio 2024 sulla “previdenza” l’Esecutivo è riuscito a peggiorare la legge Monti/Fornero, azzerando di fatto la flessibilità in uscita, con un impatto maggiore sulla popolazione femminile.

Quota 103 oltre a essere una misura praticamente inutile, riguarderà solo gli uomini. Non solo perché per una donna sarebbe già difficile raggiungere 41 anni di contribuzione, ma perché coloro che perfezionano 41 anni di contributi e 62 anni di età nel 2024, hanno già raggiunto i requisiti di Opzione donna (almeno 35 anni di contribuzione e 58 di età al 2021)”. Quindi di fatto nessuna donna “utilizzerà la nuova Quota 103 che prevede un ricalcolo contributivo come Opzione donna, a cui si somma l’incumulabilità con i redditi da lavoro e un tetto massimo al pagamento della pensione fino a 4 volte il trattamento minimo.

Opzione donna, con l’aumento del requisito di età di un anno (da 60 anni a 61 entro il 31 dicembre 2023) e l’azzeramento previsto dal governo nella scorsa legge di bilancio, equivale a una cancellazione dello strumento. Nonostante, come noto, “Opzione donna” preveda il ricalcolo totalmente contributivo dell’assegno pensionistico – e costituisca, quindi, solo un anticipo di cassa senza alcun costo aggiuntivo per il bilancio previdenziale – si è deciso un intervento così radicale da determinare lo svuotamento della platea che sarà, di fatto, limitata a qualche centinaio di donne, con i nuovi requisiti. Stessa cosa per l’Ape sociale. L’età necessaria per poterne usufruire sale da 63 a 63 anni e 5 mesi e impatterà in particolare sulle donne. Il taglio deciso dall’esecutivo sulle pensioni dei dipendenti pubblici, con la revisione delle aliquote di rendimento, penalizzerà maggiormente le donne. Si fa cassa sulle pensioni, sottraendo ancora risorse, confermando il taglio alla rivalutazione delle pensioni. L’innalzamento della soglia di accesso alla pensione a 3 volte il minimo (1.603,23 euro nel 2024), nonostante l’abbassamento a 2,8 volte con un figlio e 2,6 volte con almeno due figli, allontana sempre di più l’accesso al pensionamento delle donne che hanno contribuzione dopo il 1995 e l’aver abbassato a 1 volta l’assegno sociale (534,41 euro nel 2024) a 67 anni, non è sufficiente, visto le basse retribuzioni, la discontinuità e i tanti contratti a part-time.

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