“Nei settori privati non c'è un contratto che ha firmato al 6%. Mentre il Governo, di fronte a un’inflazione del 18%, ha chiesto di firmare contratti per i pubblici dipendenti del 6%. Vuol dire che si è ridotto il potere d'acquisto dei salari senza recuperare. Nei privati non c'è una categoria che ha firmato al 6%. Tutti hanno firmato a livelli superiori, compresi i metalmeccanici, perché difendere il potere d'acquisto vuol dire non firmare contratti di quel genere lì”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, intervistato a ReStart su Rai3.
“Il Governo – ha aggiunto – ha imposto un’operazione di questa natura, sapendo che nei settori pubblici, dagli infermieri ai medici, agli insegnanti, ai comuni e alle regioni, mancano lavoratori e lavoratrici. Se ne stanno andando via, e non si trovano più persone disposte ad accettare quei livelli salariali. A quei salari lì la gente non ci va. È una ragione precisa per cui non abbiamo firmato: vogliamo che anche per i dipendenti pubblici i salari aumentino come per quelli privati”.
Landini ha poi ricordato la proposta avanzata al Governo e alle altre organizzazioni sindacali: “Ho chiesto che si faccia un referendum, che si faccia decidere alle lavoratrici e ai lavoratori pubblici sul loro contratto. Se loro dicono che sono d’accordo e la maggioranza approva, io sono pronto a firmare. Ma se la maggioranza dice che quei contratti non vanno bene, allora bisogna riaprire le trattative”.
“Si ascoltino le persone che lavorano. Sono loro – ha concluso – che devono poter decidere del proprio futuro contrattuale”.
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