Nei giorni scorsi l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha pubblicato i dati dell’Osservatorio sulle Comunicazioni relativi ai primi nove mesi dell’anno appena trascorso.
Il quadro che emerge, in relazione allo stato delle tlc in Italia, indica per la rete fissa una base clienti quantificabile in 20 milioni di linee circa (senza variazioni rilevanti negli accessi).
Quello che invece risulta significativamente modificato è il numero di linee in rame, che negli ultimi dodici mesi si sono ridotte di oltre 1,2 milioni (circa 8,1 milioni nell'ultimo quadriennio).
Parallelamente, le linee che utilizzano altre tecnologie sono aumentate di circa 790mila unità da inizio anno e di oltre 1,2 milioni rispetto al settembre 2021.
Ciò determina un aumento delle prestazioni in termini di velocità di connessione commercializzata (“le linee con velocità pari o superiori ai 30 Mbit/s hanno superato l’80% delle complessive linee broadband, mentre il peso di quelle con prestazioni superiori ai 100 Mbit/s è salito, dal 27,9% del settembre 2018, al 66,6% del settembre 2022”).
Un incremento importante, in direzione dello step change infrastrutturale, che tuttavia registra a nostro avviso ancora qualche lentezza rispetto agli obiettivi da raggiungere.
Continua inoltre la crescita del traffico dati: in termini di volume complessivo “il traffico giornaliero nella prima metà del 2022 è aumentato del 5,1% rispetto al 2021”.
In questo scenario Tim si conferma il maggiore operatore con il 40,3% delle quote di mercato, seguito da Vodafone con il 16,8%, Fastweb con il 14,4% e Wind Tre con il 14,3%, il che dimostra, lo sosteniamo da sempre, che pur in presenza di altri operatori solidamente presenti e radicati, il primo operatore nazionale rappresenta ancora oggi la “spina dorsale” del sistema delle infrastrutture digitali del paese.

Quanto alla rete mobile, i dati ci dicono che a fine settembre 2022 le sim attive erano complessivamente (Human e Machine2Machine) 107,1 milioni, con un incremento di circa 1,4 milioni di unità su base annua. Nello specifico, le linee Human sono rappresentate per l'86,7% dall'utenza residenziale, confermando una tendenza che vede un numero crescente di utenti che prediligono forme di connessione mobile a quella fissa. Tra questi, l'89,1% è in forma "prepagata". Anche in questo caso, se guardiamo alle linee complessive, Tim è il leader di mercato con il 28,5%, seguita da Vodafone (27,6%) e Wind Tre (24,2%), mentre Iliad raggiunge l'8,7%. Mentre se consideriamo solo il solo segmento delle sim "human", è Wind Tre il principale operatore con il 25,9%, seguito da Tim con il 24,9% e Vodafone con il 22,6%. Iliad registra invece una crescita di 1,4 punti percentuali su base annua, raggiungendo l'11,9%.

Sul tema della connettività, sebbene i numeri parlino di crescita, un freno all’entusiasmo è a nostro avviso d’obbligo, perché i dati medi nazionali nascondono di fatto gap insopportabili tra le prestazioni raggiunte nelle grandi città e altre zone meno attrattive dal punto di vista commerciale. Già dalla mappatura effettuata un anno fa emergeva che i dati relativi alle cosiddette aree A e B mostravano una situazione in cui il 92% delle famiglie beneficiavano già di tecnologie cablate (solo fibra o fibra - rame) da Tim e dagli altri operatori che assicuravano i 30 Mbit/sec, con un lavoro avviato dalla società FiberCop (costituta da Tim, Fastweb e il fondo americano Kkr) per incrementare velocemente la copertura di connessioni con velocità fino a 1 Gbit/sec in tecnologia Ftth (Fiber to the home). Questo avveniva nelle zone commercialmente più appetibili, mentre nelle cosiddette “aree a fallimento di mercato”, si continuavano (e si continuano) ad accumulare ritardi che rischiano di rendere ogni giorno più stridente il divario fra aree geografiche.

Una stortura che i bandi emanati con il PNNR non hanno contribuito a colmare, prova ne è il fatto che i primi bandi, legati proprio alle aree più svantaggiate, sono andati deserti.
In questo scenario, la scelta di smantellare (con modalità ancora da capire) quello che continua ad essere il più grande soggetto industriale nel mondo delle tlc appare insensata e dannosa per lo sviluppo stesso del paese.
Veniamo da anni in cui il contenimento dovuto alla pandemia da Covid-19 ha fatto registrare una accelerazione straordinaria in direzione dell’uso della tecnologia. Sono stati milioni gli italiani che hanno svolto, a partire dal lockdown, almeno un'attività online, che si tratti di smart working, acquisti online o comunicazione a distanza. Un numero costantemente in crescita, come conferma lo studio dell’Agcom ma, lo ribadiamo, profondamente disomogeneo. L’analisi dei dati diffusi riguarda anche il settore televisivo, che registra una flessione negli ascolti in tutti i settori, dal “prime time” ai Tg, con riduzioni più o meno sensibili in termini di pubblico che tuttavia confermano una leggera tendenza alla disaffezione a tutti i gruppi editoriali televisivi.
Situazione diametralmente opposta è invece quella relativa all’utilizzo delle piattaforme online, che registrano incrementi costanti.
“Nel mese di settembre 2022 circa 44,1 milioni di utenti unici hanno navigato in rete in media per un totale di quasi 65 ore. Ai primi posti della graduatoria si confermano l’insieme di siti web e applicazioni che hanno a riferimento i big player internazionali (Alphabet/Google, META/Facebook, Amazon, Microsoft), seguiti da quelli di alcuni tra i principali gruppi editoriali nazionali (Rcs Mediagroup, GEDI, IlMeteo, ItaliaOnline)”. L’andamento delle audience dei siti e applicazioni di informazione generalista, in particolare, lo scorso settembre ha registrato un incremento di 1,5 milioni di visitatori rispetto a settembre 2021, per un totale di 39,3 milioni di utenti unici.
Anche l’analisi delle piattaforme online di e-commerce evidenzia, con 38,1 milioni di utenti unici registrati a settembre 2022, una crescita rispetto allo stesso mese del 2021 (+448 mila visitatori) ed una più ampia (+2,6 milioni) rispetto a settembre 2020. E’ Amazon, con 35,2 milioni di utenti unici a registrare la crescita maggiore (+12,1% rispetto a settembre 2021), seguito da eBay (17 milioni di visitatori, con un +0,7%) e di Adevinta/Subito.it visitati da 12,4 milioni di utenti (+18,8%). Rispetto al risultato di queste ultimi due piattaforme, è interessante rilevare che le stesse hanno visto crescere esponenzialmente la vendita tra privati di oggetti usati, alimentando una tendenza all’economia circolare che si sta consolidando sempre di più. Quanto all’andamento dei dati relativi agli utenti unici (15,3 milioni) delle piattaforme che offrono servizi di video on demand esclusivamente a pagamento, a settembre 2022, si è registrata una flessione (-287 mila internauti) rispetto allo stesso mese del 2021. “In media, nei primi nove mesi dell’anno, Netflix registra 8,9 milioni di utenti unici (+4,2% rispetto al medesimo periodo del 2021) seguita da Amazon Prime Video con 6,4 milioni di visitatori (+11,5%), ma è Disney+, con in media oltre 3,4 milioni di internauti, che realizza la crescita più intensa (+41,7%). Analogamente Dazn, che raggiunge i 2,4 milioni di utenti unici medi, mostra una crescita dell’1,7% rispetto agli utenti medi registrati nei primi nove mesi del 2021.”
A crescere è invece il numero di accessi alle piattaforme di video on demand che offrono servizi gratuiti, con oltre 38 milioni di navigatori unici collegati a settembre 2022 (+1 milione di utenti unici rispetto a settembre 2022).
Tra le piattaforme gratuite maggiormente visitate in termini di utenti unici medi mensili sono risultate News Mediaset Sites (con 23,5 milioni), Sky TG 24 (con 9,4 milioni) e RaiPlay (7,9 milioni). RaiPlay è tuttavia la piattaforma maggiormente frequentata con 90 milioni di ore navigate, seguita da News Mediaset Sites con 49 milioni di ore e Sky TG 24 con circa 7 milioni di ore. Questa fotografia rende plasticamente visibile quanto l’intreccio tra connettività e contenuti (dati) sia sempre più forte.
Il che rende anacronistica e controtendenza la discussione sulla necessità di separare la rete di Tim dai servizi.

L’Osservatorio conclude lo studio con l’analisi del settore postale, dove la dinamica dei ricavi registrata nei primi nove mesi dell’anno vede, rispetto al corrispondente periodo del 2021, un aumento complessivo del 2,2%, con i servizi di consegna pacchi (comprensivi di quelli nazionali e transfrontalieri, inclusi o meno nel servizio universale) che hanno registrato un incremento del 3,6%, mentre i servizi di corrispondenza (rientranti o meno nel servizio universale) risultano complessivamente in flessione del 2,5%”. Continua invece la riduzione dei servizi di corrispondenza compresi nel Servizio Universale, scesi al 12,3, mentre i ricavi da servizi di consegna di pacchi rappresentano nel complesso il 77,4% delle risorse complessive. Il quadro concorrenziale del settore, nel suo complesso (servizi di corrispondenza e di consegna pacchi, rientranti o meno nel servizio universale) conferma il Gruppo Poste Italiane quale principale operatore con una quota complessiva del 34,1% (seppure in flessione di 2,3 punti percentuali su base annua); seguono Amazon (14,4%) e BRT (13,8%), in crescita rispettivamente dell’1,4% e dello 0,4% su base annua.
Per il gruppo Poste Italiane è il segmento dei pacchi che si caratterizza per una più accentuata dinamica concorrenziale, con Amazon leader di mercato con il 18,6%, seguito da BRT (con il 17,8%), dal Gruppo Poste Italiane (15,9%), DHL (13,4%) e da GLS e UPS, entrambi con pesi di poco inferiori al 13%.