Di seguito riportiamo una nota del segretario confederale della CGIL Christian Ferrari in merito al Ddl A.S. 615 “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’art. 116, terzo comma della Costituzione”, il cosiddetto ddl Calderoli.


Il 23 gennaio scorso il Senato ha approvato in prima lettura il ddl A.S. 615 “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’art. 116, terzo comma della Costituzione”, il cosiddetto ddl Calderoli.

Il disegno di legge è ora trasmesso alla Camera dei deputati per l’esame in seconda lettura e, nel caso in cui dovesse essere approvato senza che sia apportata alcuna modifica al testo, diventerà vigente con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Durante la discussione nell’Assemblea del Senato sono stati approvati alcuni ulteriori emendamenti rispetto a quanto già introdotto nel passaggio in Commissione la cui valenza innovativa è pressoché nulla rispetto ai gravi elementi di criticità e pericolosità del disegno autonomista della proposta di legge. Unico elemento di rilievo è l’eliminazione della “organizzazione della giustizia di pace” dall’elenco di materie su cui devono essere determinati i LEP. Una eliminazione che da un lato esclude la giustizia di pace dalle competenze soggette a determinazione dei LEP, dall’altro non esclude che sia, tuttavia, riconosciuta maggiore autonomia su questa specifica competenza alle regioni che ne faranno richiesta.

Questa modifica apportata, così come quella che ha aggiunto nelle generiche finalità dell’art. 1 la subordinazione del riconoscimento di autonomia alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazione anche per le materie connesse alle funzioni fondamentali degli enti locali, da una parte non risolve la criticità di fondo di ogni riferimento ai Livelli Essenziali delle Prestazioni che risiede nella mancata individuazione delle risorse aggiuntive necessarie a garantirli effettivamente e in modo uniforme (non solo a dichiararlo, come fa un altro emendamento approvato) e nel riferimento alla procedura individuata dalla legge di Bilancio 2022, dall’altro ignora – come fa l’intero disegno di legge – la necessità di individuare, oltre ai LEP, le leggi di principio (norme generali non derogabili in nessun caso da parte delle regioni) per tutte le materie che non sono attuabili con prestazioni, interventi o servizi.

A fronte delle modifiche apportate in questo primo passaggio parlamentare che non risolvono in alcun modo le gravi problematiche insite in una proposta di legge che mira a disegnare un altro modello di Stato fondato su disuguaglianze, divari e riduzione del perimetro pubblico, continuano a trovare conferma tutte le critiche espresse dalla CGIL in questi mesi, consegnate ai lavori del Senato con la memoria depositata in occasione dell’audizione a maggio scorso, e ribadite da ultimo nelle dichiarazioni del Segretario Generale a seguito di questo passaggio parlamentare in cui si ribadisce l’impegno a contrastare il progetto autonomista del Governo.