Lo scorso 12 maggio, 64 organismi nazionali dell'ISO (International Organization for Standardization), il più autorevole organismo a livello mondiale per la determinazione di regole tecniche e standardizzazione dei processi di qualità in ambienti produttivi, hanno rigettato la bozza ISO/DIS (Draft International Standard) 45001 sulla gestione della salute e sicurezza al lavoro in discussione dal 2013.

In Italia le norme ISO a livello internazionale e CEN (Comitato Europeo di Normazione) a livello europeo vengono rappresentate dal consorzio privato senza scopo di lucro UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione), che si occupa di attività normativa nei settori industriali, commerciali e del terziario.

Nonostante la norma ISO sia uno strumento non vincolante e senza alcuno status legale, la sua possibile approvazione aveva suscitato parecchie preoccupazioni, perché di fatto questi standard tecnici sempre più sono utilizzati dalle imprese come alternative agli standard e alle norme.

Soprattutto man mano che i trattati commerciali si potenziano, le aziende tentanto di sostenere che la certificazione equivalga a dimostrare il rispetto delle norme su salute e sicurezza al lavoro, indipendentemente dall'osservanza delle leggi nazionali e dal rispetto dei diritti del lavoro. Appare, quindi, più che fondata la preoccupazione che aziende e professionisti della sicurezza si pongano come obiettivo quello di ottenere la certificazione ISO 45001 invece che di controllare i rischi al lavoro. La certificazione dell'ISO 45001 non potrebbe fornire nessuna utile indicazione sulla effettiva capacità di un'azienda nella valutazione e prevenzione dei rischi. La sua formulazione, così come contenuta nella bozza, avrebbe inoltre ridotto il ruolo di rappresentanza dei lavoratori su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. La conformità dell'ISO 45001 viene verificata e certificata peraltro da organismi privati, con conseguente indebolimento delle strutture pubbliche.

Ad oggi, circa 20.000 standards internazionali sono stati emanati, su una vastissima gamma di prodotti, dai manufatti alla tecnologia, al cibo, all'agricoltura ed alla cura della salute.

Alcuni enti (ad esempio quello francese o quello inglese, il BSI) non solo definiscono gli standards, ma li certificano anche. Le società li pagano molto bene per essere sicure di avere questa certificazione. Il BSI, l'ente più grande in Europa, nel 2015 ha ricavato 200 milioni di Euro solo dalla certificazione. E' chiaro quindi che, quando un ente si impegna su una nuova norma, ha ben chiaro anche il potenziale guadagno che ne deriva.

Riteniamo (insieme peraltro agli altri sindacati italiani) che la bozza ISO 45001, così come formulata (24 pagine, più altrettante di guida, suddivise in sette sezioni principali), se approvata, avrebbe avuto un impatto negativo sulle legislazioni di tutti i Paesi UE, che si rifanno alla direttiva quadro del 1989. Lo scopo della direttiva quadro è molto più ampio di quello di un sistema di gestione ed include parecchie aree come la sorveglianza sanitaria. La direttiva è uno strumento legale che prevede degli adempimenti, anche per i Governi, e copre tutti gli aspetti della salute e della sicurezza al lavoro. Impone l'obbligo ai datori di lavoro di eliminare i rischi e, qualora non possibile, di valutarli e controllarli.

Il DIS non si poneva in contrasto con la normativa europea in linea di principio, ma l'approccio era quello di spostarsi da un modello di prevenzione basato sulla valutazione del rischio, attraverso la consultazione, il dialogo sociale e le relazioni industriali, alla richiesta della certificazione, a discapito del ruolo sindacale e della tutela dei diritti sul lavoro.

L'ISO 45001 avrebbe moltiplicato i processi burocratici per le PMI, dando luogo ad un aumento dei costi dei tecnici che certificano. Questi processi vanno spesso a beneficio delle aziende più grandi e transnazionali e quindi riducono la capacità competitiva delle organizzazioni più piccole a stare sul mercato.

Il Consiglio di Amministrazione dell'ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) si è più volte, anche recentemente, pronunciato su questa norma ed ha espresso molti punti di preoccupazione, in particolare rilevandone aspetti in contraddizione con le convenzioni internazionali e la carenza su:

• definizioni, che non sono conformi o comunque collegate a quelle contenute negli standards dell'ILO, quindi pure fonte di possibili conflitti;

• nozione di partecipazione dei lavoratori;

• rappresentanza dei lavoratori sulla salute e sulla sicurezza;

• informazione e formazione dei lavoratori;

• dispositivi di protezione individuale;

• diritto dei lavoratori ad allontanarsi da una situazione di pericolo, quando vi sono imminenti e seri rischi per la loro salute e sicurezza;

• obbligo dell'organizzazione aziendale che richiede la certificazione ad impegnarsi a rispettare le leggi e i regolamenti del Paese dove opera;

• valutazione del rischio prevenzione.

Nel 2013 era stato siglato un accordo, il Memorandum of Understanding ILO/ISO sulla collaborazione relativa ai sistemi di gestione relativa alla salute ed alla sicurezza (OHS MS), a condizione, però, che gli standard ISO non confliggessero con gli standards internazionali del lavoro e che l'ILO fosse piena parte del processo.

La collaborazione ILO/ISO è stata un vero fallimento, tanto che l'ILO aveva inviato il seguente commento:

“Vi sono aspetti di ISO/DIS 45001, riguardanti il mandato dell'ILO, che confliggono con quanto previsto dal MoU, secondo cui gli standards ISO, riguardanti il mandato dell'ILO, devono rispettare e sostenere le norme ILS e la relativa azione dell'ILO, anche utilizzando gli ILS come (fonte) punto di riferimento in caso di controversia”.

Inoltre, sempre secondo il commento dell'ILO, “ISO/DIS 45001 non rispetta e sostiene i principi fondamentali degli ILS che l'obiettivo minimo di un sistema di gestione efficace su SSL debba essere l'osservanza delle leggi nazionali, dei regolamenti e di altri requisiti legali”.

Continueremo ad impegnarci e a partecipare al processo di approvazione della norma, con l’obiettivo di condizionare il testo finale alle modifiche che abbiamo ripetutamente e con forza richiesto come Cgil, sindacati italiani, movimento dei lavoratori europeo ed internazionale.