Dopo anni di discussioni ai vari livelli istituzionali e lunghe trattative, all’interno del G7 è stato raggiunto un accordo per una tassazione minima delle imprese ed una nuova distribuzione territoriale della tassazione sui profitti. Non si è purtroppo arrivati alla soglia ipotizzata dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che chiedeva il 21%, o al 25% richiesto da molte istanze sindacali e della società civile. Ci si è invece fermati al 15%, aliquota della Corporate tax (imposta sui redditi delle imprese) più bassa di quella fissata attualmente dalla gran parte dei paesi più ricchi (in Italia, l’IRES propone una aliquota del 24%) e di poco superiore al 12,5% che identifica i paradisi fiscali.L’aliquota minima opererà come soglia internazionale per la tassazione di quei redditi delle imprese che, essendo ascrivibili a più paesi perché ad esempio prodotti all’estero da una impresa residente, fruiscono delle norme che impediscono la doppia tassazione. Per continuare ad esemplificare, un’impresa italiana che abbia prodotto un reddito in Irlanda ed abbia adempiuto al pagamento dell’imposta (pari al 12,5%) in quel paese è oggi sollevata dal pagamento dell’imposta in Italia su quegli stessi redditi. Quando questo accordo sarà operativo, in una analoga situazione, l’Italia potrà comunque assoggettare quel reddito ad una IRES con aliquota pari alla differenza tra il 15% di soglia ed il 12,5% applicato dall’Irlanda.Leggi la nota completa