La condanna del Parlamento Europeo nei confronti dei Paesi che alimentano la retorica anti LGBTQIA+ rappresenta un tristissimo punto di svolta perché per la prima volta il nostro Paese viene affiancato a Polonia e Ungheria in questa grave responsabilità: il feroce attacco del Governo e della maggioranza contro le figlie e i figli delle famiglie omogenitoriali, la richiesta veicolata alle scuole dal Ministro dell’Istruzione di sospendere le carriere alias e, in ultimo, la mancata condanna da parte dell’Italia della vergognosa legge ungherese varata sul modello putiniano contro “la propaganda gender”, sortiscono infine l’effetto di annoverare il nostro paese tra quelli che “trasformano le persone in una ideologia”.

Crediamo che questa deriva debba essere fermata a partire dal mondo del lavoro, attraverso una contrattazione sempre più attenta ai diritti delle persone oggetto di questi attacchi, ma guardando anche alla possibilità di intervento del Sindacato nell’ambito sociale più ampio al fianco delle Associazioni che rappresentano quelle famiglie e quelle persone. Non si può accettare che il nostro Paese, da tempo fanalino di coda nel riconoscimento dei diritti, finisca addirittura nel gruppo di Paesi che mettono in atto vere e proprie persecuzioni nei confronti delle persone LGBTQIA +.