Roma, 8 giugno - "Quanto accaduto oggi a Rosarno è gravissimo, sarà la magistratura a fare luce sulla dinamica dei fatti, ma le Istituzioni tutte devono passare agli atti concreti. Nella tendopoli di San Ferdinando i migranti vivono in condizioni indecenti, quegli stessi migranti che vengono sfruttati nei campi dai caporali. Basta parole, si trovino soluzioni per l'accoglienza e si attribuisca una corsia preferenziale alla legge sul caporalato depositata in Senato". Così la segretaria confederale Gianna Fracassi commenta i fatti di questa mattina nell'accampamento della piana di Gioia Tauro, dove un ragazzo migrante è morto e cinque operatori delle forze di Polizia sono stati feriti."La tendopoli di San Ferdinando - racconta Fracassi - è una baraccopoli, un luogo infernale per le condizioni di vita delle centinaia di migranti che vi cercano rifugio, tra cui alcune donne e bambini. Così come sono infernali le condizioni in cui queste persone sono costrette a lavorare, sotto i talloni dei caporali e l'ombra della criminalità organizzata, sfruttate per pochi euro nella raccolta degli agrumi". La dirigente sindacale ricorda che "da anni la Cgil è a San Ferdinando, così come in tanti altri ghetti disseminati nel territorio, e oltre a denunciarne l'inciviltà prova quotidianamente a dare una risposta sul versante dei diritti e delle tutele ai lavoratori che ci vivono"."Luoghi come questo e fatti come quelli che si sono verificati oggi, probabilmente frutto dell'esasperazione e del degrado, richiamano alla responsabilità tutte le istituzioni locali e nazionali", sostiene. "Non è più tempo di promesse vane, strumentalizzazioni e impegni non rispettati, è doveroso restituire dignità di vita e di lavoro ai migranti ed è improrogabile un intervento di contrasto al caporalato. Per questo - conclude Fracassi - chiediamo di attribuire una corsia preferenziale alla legge depositata in Senato e che le istituzioni territoriali si attivino per trovare soluzioni dignitose per l'accoglienza che superino tendopoli e ghetti, vera e propria negazione dell'integrazione".