Roma, 29 aprile - “Trentotto anni fa la mafia uccideva Pio La Torre e Rosario Di Salvo. Non solo non abbiamo dimenticato, ma dalla storia di un uomo straordinario oggi traiamo la nostra forza e tutto il nostro impegno per liberare il Paese da questo vero e proprio cappio al collo che strozza la libertà e qualsiasi prospettiva democratica di sviluppo e di lavoro”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione del politico e sindacalista Cgil La Torre e dell’attivista del Pci Di Salvo.“La mafia oggi è sicuramente meno visibile rispetto agli anni caldi di quella stagione. Oggi - sostiene il dirigente sindacale - si è inserita in contesti economici in maniera silente, tanto da essere poco percepita, è ormai presente su tutto il territorio nazionale e, approfittando dell’enorme liquidità di cui dispone e delle difficoltà economiche di singoli cittadini e imprese, minaccia di radicarsi ancor di più nel nostro tessuto sociale. Una minaccia che cresce esponenzialmente in una fase di emergenza come quella che stiamo vivendo a causa della pandemia di Covid-19”.“A maggior ragione dunque - prosegue - vogliamo ribadire la necessità di non abbassare la guardia. E soprattutto, lo diciamo al Parlamento e al Governo - sottolinea il segretario confederale - di operare affinché non siano allentati i vincoli e i controlli di legalità nell’erogazione dei finanziamenti e nell’organizzazione delle gare di appalto”.“Rigore e rapidità - afferma Massafra - si possono conciliare se vogliamo seriamente batterci per un’Italia libera dalle organizzazioni criminali, libera dal pizzo e libera dall’omertà. Ogni cittadino deve saper riconoscere questo impegno come un diritto e un dovere civico e proseguire in questa ferma volontà. Questo - conclude - è stato l’insegnamento che Pio La Torre ci ha consegnato”.