Nel 2018 i lavoratori immigrati nel nostro Paese hanno rappresentato il 10% dell’occupazione totale (2mln 455mila), generando una ricchezza pari al 9% del Pil (139 mld di euro). Dal 2015 al 2018 i residenti stranieri sono aumentati di 240mila persone, mentre 446mila italiani hanno trasferito la propria residenza all’estero. Sono solo alcuni dei dati, contenuti nel rapporto realizzato dalla Fondazione Di Vittorio che, come afferma il Presidente Fulvio Fammoni “cercano di confutare i tanti luoghi comuni: ‘gli immigrati ci rubano il lavoro e i nostri soldi’, ‘è in atto un’invasione’, e a riconoscere il loro contributo in termini demografici, economici, fiscali e occupazionali”. Una ricerca, che è stata presentata oggi (6 febbraio) e che nasce dall’esigenza prosegue Fammoni “di rappresentare la realtà” poiché, spiega “quando si fa leva sulle paure per avere consenso politico è difficile far prevalere il merito”.Per il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra presente all’iniziativa "la Cgil, attraverso la ricerca della Fondazione Di Vittorio, intende mettere in evidenza l'inconsistenza di tanti luoghi comuni sul fenomeno migratorio. Vogliamo parlare delle migrazioni partendo da una analisi oggettiva dei dati, poiché pensiamo che per affrontare correttamente il fenomeno serva conoscerne la dimensione nei suoi valori oggettivi, al fine di evitare facili approcci demagogici e populisti, che contribuiscono ad un impoverimento del Paese, non solo culturale"."E'  necessario - prosegue il dirigente sindacale - costruire una risposta sociale che metta tutti, chi è nato e chi è immigrato in Italia, nelle condizioni di difendere i propri diritti e di conquistarne di nuovi, soprattutto in relazione ad una crescita complessiva del Paese”. “Abbiamo dunque il dovere di disinnescare tutte quelle tensioni che vengono create ad arte solo per ottenere consenso elettorale, contrapponendo – conclude Massafra – alla teoria del ‘Prima gli italiani’ quella del ‘Prima i diritti di tutti’”.Alcuni dati:‘Non è in atto nessuna invasione’. Di fronte ad una grave crisi demografica dovuta al prevalere delle morti sulle nascite e all’emigrazione dei cittadini italiani verso l’estero (460mila italiani dal 2015 al 2018 hanno ottenuto la residenza in un altro Paese, a fronte di 156mila rimpatri), l’aumento di 240mila residenti stranieri, nello stesso periodo, non rappresenta un’invasione, anzi. Solo grazie ad un’equilibrata politica dei flussi migratori in entrata e attraverso interventi di sostegno della natalità si può contrastare la pericolosa crisi demografica.‘Gli immigrati non ci rubano il lavoro, né i nostri soldi’. Gli occupati stranieri sono 2 mln 455 mila e rappresentano il 10% del totale dell’occupazione, percentuale stabile dal 2015. Il tasso di occupazione è diminuito più tra gli stranieri che tra gli italiani. Una differenza sostanziale riguarda la qualità del lavoro: un immigrato su tre svolge professioni non qualificate; il disagio occupazionale è molto più diffuso così come il lavoro nero. Il contributo dell’immigrazione al Pil è stato rilevante e ha contenuto una flessione altrimenti molto più ampia. A livello fiscale il saldo fra entrate e uscite relativo ai migranti è positivo in tutte le stime (nel 2017 da +200mila euro a +3,3mld).Scarica la sintesi e il rapporto completo


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