La Corte UE ha avviato una causa milionaria per sanzionare l'Italia in merito al mancatorecepimento delle normative concernenti lo scarico delle acque reflue. Nello specifico, ilmotivo della contestazione riguarda il “persistente inadempimento” circa il trattamento e loscarico delle acque reflue urbane nei comuni con più di 15mila abitanti. Il nostro Paese sitrova in condizioni d’infrazione dal lontano 2000 ed è già stato giudicato inadempiente nel2012.Nonostante ciò, secondo la Commissione Europea ancora non si è conformato allasentenza. Per questo, l’esecutivo UE ha chiesto alla Corte di imporre pesanti sanzioni:62.7 milioni di euro, come somma forfettaria, ed una penalità di circa 347mila euro algiorno dal pronunciamento della sentenza fino a che non ci sarà la messa in regoladefinitiva.La direttiva in questione, la 91/271, riguarda la raccolta, il trattamento e lo scarico delleacque reflue urbane, nonché il trattamento e lo scarico delle acque reflue originate daalcuni settori industriali. La direttiva, che ha lo scopo di proteggere l'ambiente dalleripercussioni negative provocate dagli scarichi di acque reflue, obbliga gli stati membri, giàdal 31 dicembre 2000, a provvedere affinché tutti gli agglomerati dai 15mila abitanti in susiano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane e che tali acque siano sottoposte,prima dello scarico, ad un trattamento secondario (in genere un trattamento biologico). Ladirettiva prevede, inoltre, che la progettazione, la costruzione, la gestione e lamanutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane debbano esserecondotte in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatichelocali. Infine, la progettazione degli impianti deve tenere conto delle variazioni stagionali dicarico e deve prevedere la possibilità di prelevare campioni rappresentativi, sia delleacque reflue in arrivo sia dei liquami trattati, prima che questi siano scaricati nelle acquerecipienti.A tal riguarda è stato fatto molto poco. Le sentenze della Commissione ce lo ricordano ece lo hanno ricordato in numerose occasioni. Infatti, l’Italia “vanta” un triste primato circal’inadempienza nei confronti delle politiche comunitarie. Il dato è ancor più allarmante se siconsidera che, come in questo caso, le maggiori criticità riguardano proprio le tematicheambientali. Un ritardo di 18 anni è inammissibile, soprattutto alla luce dell’attuale crisieconomica ed ambientale che sta affrontando il nostro Paese.La CGIL ha più volte denunciato l’immobilismo sui temi ambientali da parte dei vari governiche si sono susseguiti.Ancora una volta ribadiamo l’urgente necessità della messa in atto di politiche efficaci elungimiranti, basate sulla prevenzione e sulla protezione del territorio e delle popolazioniche lo abitano. Politiche che non solo eviterebbero il pagamento delle pesanti sanzionieuropee, ma che contribuirebbero alla creazione di posti di lavoro nella cornice di uneconomia eco-sostenibile.