Il documento di analisi al Def, presentato dalla Cgil nell'audizione presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, riassume il giudizio della nostra organizzazione sul Documento con un commento generale: L’Italia non è ripartita, ma la politica economica è sempre la stessa.Questo giudizio è quanto mai appropriato per quanto attiene le questioni climatiche e ambientali.Mancano completamente nel Def elementi di politica espansiva finalizzati alla riconversione ecologica dell'economia che pure costituisce un'opportunità unica di crescita economica e  occupazionale per il nostro paese.DECARBONIZZAZIONE DELL'ECONOMIANonostante gli impegni assunti con la sottoscrizione dell'accordo sul clima di Parigi, il nostro paese non ha nessun piano strategico per la decarbonizzazione dell'economia. Nell'allegato “Relazione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. L. 39/2011, art. 2, c. 9” il Ministro si giustifica precisando che l'accordo della COP21 (*) entrerà in vigore solo dopo che sarà ratificato da un contingente di paesi responsabili almeno del 55% delle emissioni e che, quindi, al momento l'unico trattato in vigore in materia di clima resta il Protocollo di Kyoto. L'allegato si limita a riportare i risultati in termini di riduzione delle emissioni ottenuti fino ad oggi, risultati determinati in gran parte dalle crisi economica e dal calo di consumi, ma non ha nessun progetto per la riduzione delle emissioni da oggi in avanti, neppure per conseguire gli obiettivi europei del pacchetto quadro clima-energia 2030, che se pure raggiunti risulterebbero insufficienti a garantire il contenimento dell'aumento della temperatura globale entro 1,5° e che, pertanto, andrebbero urgentemente revisionati.La Cgil, nell'ambito nelle posizione condivise ed espresse dalle confederazioni sindacali europee e internazionali ETUC e ITUC, è impegnata nell'azione per il clima, è stata fra le associazioni che hanno costituito la Coalizione Italiana Clima, che ha organizzato la grande Marcia per il clima che si è tenuta a Roma il 29 novembre scorso, e rivendica e promuove con forza la necessità un piano per la decarbonizzazione che consenta al nostro paese di contribuire con azioni, programmazione e politiche concrete al raggiungimento dell'obiettivo di 1.5°.TRANSIZIONE ENERGETICALa questione delle fonti fossili, nello specifico facendo riferimento al petrolio, viene affrontata solo per sostenere che la caduta del prezzo del barile ha dato luogo a spinte deflattive e ridotto i consumi e quindi le importazioni, anche dall’Italia, dei paesi produttori ed esportatori di greggio. Nel Def non c’è nessun impegno del Governo a favore della transizione energetica verso un modello basato su efficienza energetica e fonti rinnovabili distribuite e democratiche. La transizione energetica costituisce per il nostro paese un’occasione irripetibile perché racchiude in sé numerosi e determinanti vantaggi per la ripresa economica: crescita occupazionale, sviluppo ricerca e produzione tecnologica, drastica riduzione costi sanitari e di riparazione ambientale, sicurezza energetica, riduzione costi energetici, riduzione emissioni climalteranti. Per poter cogliere tutti i vantaggi della transizione energetica occorre però accelerare il processo per usufruire appieno del vantaggio competitivo per il nostro sistema industriale. Il nostro paese si deve dotare di un piano strategico per la transizione energetica per la completa uscita dalle fonti fossili nel più breve tempo possibile. Per raggiungere questo obiettivo non devono essere autorizzate apertura di nuovi impianti fossili, non devono essere autorizzate nuove concessioni per l’estrazione di idrocarburi, nè proroghe alla scadenza delle concessioni in essere. Allo stesso tempo si deve promuovere il passaggio dei consumi dal termico verso l’elettrico, l’efficienza energetica, l’autoproduzione da fonti rinnovabili, i sistemi di accumulo, la mobilità elettrica, pubblica e collettiva. Il Ministro Galletti ha recentemente dichiarato: “Noi abbiamo il 17% di energie rinnovabili sul totale della produzione.Dobbiamo continuare su questa strada” e Renzi ha ripreso dicendo che l'obiettivo del suo Governo è quello di portare l'energia rinnovabile al 50% dei consumi e che: “E' un obiettivo alla nostra portata, non con gli incentivi ma con un quadro normativo chiaro”. Noi riteniamo che l'obiettivo sia quello del 100% efficienza energetica e rinnovabili e che per raggiungere questo obiettivo occorrono investimenti pubblici in: efficentamento energetico degli edifici pubblici, produzione di energia da fonti rinnovabili, ricerca e sviluppo in infrastrutture e sistemi di accumulo.GIUSTA TRANSIZIONEL’altro caposaldo per una transizione equa e sostenibile è quella che viene comunemente definita giusta transizione, ovvero una transizione in cui non siano i lavoratori dei settori che saranno inevitabilmente dismessi a pagare il prezzo del cambiamento. Si ricorda qui che la chiusura di centrali altamente inquinanti e non più competitivi economicamente, per il calo dei prezzi, avviene già indipendentemente dalla volontà del governo di favorire in ogni modo possibile le lobbies del fossile. La giusta transizione deve garantire sostegno al reddito, formazione e riqualificazione professionale dei lavoratori e creazione di nuovi posti di lavoro per la loro ricollocazione. Anche di questo tema, irrinunciabile per garantire sociale, dignità e qualità del lavoro e per perseguire la piena occupazione, nel Def non c’è traccia.EMERGENZE AMBIENTALIIl nostro paese ha purtroppo innumerevoli emergenze ambientali, per molte delle quali è anche sottoposto a infrazioni comunitarie: siti di interesse nazionale da bonificare, discariche, terreni avvelenati, inadeguatezza del sistema fognario e di depurazione delle acque, perdite di oltre il 30% delle reti idriche, pressochè inesistente manutenzione e tutela del territorio per la prevenzione del dissesto idrogeologico, ecc. Intervenire con politiche espansive, promuovendo la prevenzione, l’economia circolare, l’uso responsabile delle risorse, la cura del territorio, la riqualificazione ambientale, oltreché avviare un sostenuto intervento di efficientamento energetico a partire da tutti gli edifici immobiliari pubblici è un impegno sostanziale per dare concretezza alla giusta transizione e alla disoccupazione. Ovviamente di questo argomento nel Def non c’è riscontro.FISCALITA’ AMBIENTALEPer sostenere e consentire l’effettivo cambiamento verso una riconversione ecologica dell’economia - che non vuol dire dismettere il nostro tessuto industriale ma riqualificarlo con l’utilizzo delle migliori tecniche disponibili per un minore impatto ambientale e per la salute umana- è indispensabile l’uso della leva fiscale. Nonostante che nella delega fiscale del 2014 sia stato inserito un articolo, il n. 15, su fiscalità energetica e ambientale al fine di “contribuire alla diffusione e innovazione delle tecnologie e dei prodotti a basso contenuto di carbonio e al finanziamento di modelli di produzione e consumo sostenibili” il nostro paese è colpevolmente refrattario a determinare il sistema fiscale sul principio “chi inquina paga” introducendo tasse e disincentivi specifici per le produzioni e i consumi inquinanti e sgravi fiscali e sussidi alle produzioni e ai consumi sostenibili e per l’efficienza energetica. Per ora, il Def non introducendo niente al riguardo ce lo conferma, il Governo continua a sostenere le fonti fossili con aiuti diretti e indiretti per complessivi stimati 13 miliardi all’anno (sussidi al trasporto su gomma, sussidi alle fonti fossili nella componente CIP 6 della bolletta, sussidi ai fossili per il servizio di interrompibilità, le più basse royalties al mondo per l’estrazione di idrocarburi, ecc.).INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO E LOGISTICAL’allegato strategie per le infrastrutture di trasporto e logistica mette in luce alcune gravi carenze del nostro sistema di mobilità. L’Europa si è data l’obiettivo di ridurre del 60% le emissioni di gas serra nel settore dei trasporti entro il 2050, senza sacrificare la domanda di trasporto ma spostandola verso modalità sostenibili. In Italia in TPL è utilizzato solo dal 22% delle persone a fronte di una media europea del 32%, l’età media del parco mezzi pubblici è elevata, il trasporto interno di merci è prevalentemente su strada (56,5% dati 2013), c’è un ingiustificato ritardo nell’elettrificazione del TPL e nella realizzazione delle reti di ricarica. L’allegato propone obiettivi di mobilità sostenibile urbana con il 40% di trasporto pubblico e 10% di mobilità ciclo pedonale al 2030 ma gli obiettivi non sono accompagnati da misure di investimento e sostegno concrete affinchè siano effettivamente realizzabili. Per il resto, fermo restando i vecchi sussidi al trasporto su gomma e alla realizzazione di infrastrutture stradali, la svolta per un sistema di trasporti efficiente sotto il profilo energetico e sostenibile sembra molto distante dalle intenzioni del Governo.(*) Cop21: Cgil, la battaglia per la giustizia climatica continua- Contributi e proposte della CGIL, in vista degli ‘Stati Generali sui cambiamenti climatici e la della difesa del territorio’