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Roma, 27 novembre - “I dati che emergono dal Rapporto Svimez 2025, a nostro avviso, non sono assolutamente sufficienti per indurci a esprimere un giudizio positivo sulle politiche del Governo per il Mezzogiorno e, soprattutto, a essere ottimisti per il prossimo futuro”. Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari.
“Innanzitutto, come rileva il rapporto - sottolinea il dirigente sindacale - c’è una brutale riduzione, addirittura a doppia cifra (-10,2%), dei salari reali tra il 2021 e il 2025, cui va aggiunto un aumento del lavoro povero che coinvolge 1,2 milioni di lavoratori al Sud, la metà di tutti i lavoratori poveri italiani. Resta inoltre drammatica la sottoccupazione femminile. Dal rapporto emerge con chiarezza che l’incremento dei posti di lavoro, che pure si è registrato, è quasi interamente concentrato in settori a basso valore aggiunto, dove sono più diffusi la precarietà e lo sfruttamento”.
“Il secondo elemento da considerare - aggiunge Ferrari - è che tutti i miglioramenti sono legati agli investimenti derivanti dal Pnrr. Un Piano che va a scadenza il prossimo anno, senza che ci sia alcuna iniziativa da parte dell’Esecutivo né per dare continuità a quelle politiche di sviluppo, né per far funzionare, con il personale necessario, le opere e i servizi realizzati. Anzi, le politiche di austerità perseguite dal Governo vanno esattamente nella direzione opposta, tagliando gli investimenti ordinari e anche quelli straordinari. Si sta, di fatto, accelerando il processo di profonda deindustrializzazione che attraversa tutta l'Italia e, in particolare, il Sud (a partire da siderurgia, automotive, chimica di base, eccetera)”.
Inoltre, secondo il segretario confederale “c’è poi il rilancio, da parte del ministro Calderoli e dei presidenti delle Regioni del Nord, dell’Autonomia differenziata che, come sottolinea la stessa Svimez, aumenterà, se portata avanti, diseguaglianze sociali e divari territoriali soprattutto a danno delle Regioni meridionali”.
“Infine - aggiunge Ferrari - c’è un numero su tutti che testimonia il fallimento della linea di politica economica e sociale portata avanti da Palazzo Chigi e dal Mef: i 175.000 giovani (molti dei quali laureati) che, tra il 2022 e il 2024, hanno lasciato il Meridione sia verso il centro - nord sia verso l’estero. Una enorme emorragia di intelligenze e competenze che, se non verrà fermata, impedirà qualunque ripresa dell’economia di quell’area del Paese”.
“In definitiva, il Governo sta dimostrando, anche con l’ultima manovra di bilancio, di non avere alcuna strategia per il Mezzogiorno, portando a sbattere l'intero Paese. Anche per questo, la Cgil si è mobilitata per cambiarla profondamente, nella consapevolezza che senza far crescere in maniera solida e strutturale l’economia meridionale, non c’è alcuna possibilità di far uscire l’Italia dalla stagnazione in cui versa (che ci colloca agli ultimi posti in Europa per dinamica del Pil). Una stagnazione - avverte in conclusione Ferrari - che rischia di trasformarsi rapidamente in vera e propria recessione”.






