Roma, 18 ottobre - Come Cgil, abbiamo presentato un pacchetto di proposte al Governo per fare in modo che la manovra di bilancio affronti una questione salariale che ormai, nel nostro Paese, è una vera e propria emergenza sociale.

La detassazione degli aumenti contrattuali è solo una delle rivendicazioni di quel pacchetto.

La parte più rilevante, invece, riguarda il drenaggio fiscale che – tra il 2022 e il 2024 – ha sottratto ben 25 miliardi di euro a lavoratori e pensionati.

L’Esecutivo ha preso in considerazione solo la prima richiesta, peraltro limitandola fortemente. Noi abbiamo proposto la detassazione degli aumenti da Ccnl per tutte e tutti; è stata invece prevista solo per i redditi fino a 28.000 euro, sostenendo che, per le altre fasce di reddito, interverrà la riduzione della seconda aliquota dell’Irpef dal 35 al 33%.

Segnaliamo, però, che per un lavoratore con un reddito di 30.000 euro lordi annui, quella riduzione vale 3 euro al mese, cioè sostanzialmente nulla.

Ma ciò che conta di più è il problema del fiscal drag.

Il Governo ha deciso di non restituire il pregresso che, se consideriamo anche il 2025, arriva a far pagare fino a 2.000 euro in più, in media, ai lavoratori.

E, come se non bastasse, hanno scelto di non neutralizzarlo per il futuro, attraverso l’indicizzazione automatica all’inflazione dell’Irpef (scaglioni, detrazioni, trattamento integrativo, eccetera). E questo – se possibile – è ancora più grave: così facendo, con una mano si dà qualcosa, poco, a chi vive di reddito fisso, con l’altra si prende molto di più.

Ipotizzando, infatti, un aumento da Ccnl nel 2025 del 2% (Ipca-Nei pubblicato dall’Istat): un lavoratore con un reddito annuale di 15.000 euro lordi, anche considerando la detassazione al 5% di cui sopra, otterrà 259 euro netti all'anno in più in busta paga, ma si vedrà drenati 130 euro, dimezzando il vantaggio; un lavoratore con 20.000 euro lordi di reddito, a fronte di un aumento netto di 345 euro, ne perderà 513.

E più si sale, peggio è: fino ad arrivare a un lavoratore con 35.000 euro lordi annui, che otterrà sì un aumento contrattuale netto di 413 euro, ma subirà un drenaggio fiscale di 1.566 euro, che non verranno certo compensati dagli 88 euro di beneficio ottenuto dal taglio della seconda aliquota dell’Irpef previsto per il 2026.

Questo sistema perverso continuerà a far impoverire lavoratori e pensionati all’infinito, fino a quando il drenaggio non sarà fermato.

Non c’è nulla di casuale in tutto questo. Se il Governo ha deciso di non neutralizzare questa “macchina infernale”, è per una ragione molto semplice: su quelle imposte non dovute fa affidamento per garantire gli equilibri di finanza pubblica, scaricandoli per intero sui soliti noti. Per di più, con l’obiettivo di finanziare una folle corsa al riarmo che ci costerà 23 miliardi di euro solo per i prossimi tre anni.

Sostanzialmente, a parole si dichiara di voler tutelare il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, nei fatti si fa esattamente il contrario.

La Cgil non può rimanere né silente, né ferma di fronte a questa intollerabile ingiustizia: la manovra va cambiata per fermare il drammatico impoverimento di chi vive di salario e di pensione.

Dichiarazione di Christian Ferrari, segretario confederale Cgil


Stima dell’impatto su vari salari della detassazione sugli aumenti contrattuali, del drenaggio fiscale e della riforma IRPEF

Fonte: Ufficio Economia CGIL.

Imponibile previdenziale annuoImponibile fiscale annuoIpotesi aumento contrattuale netto annuoDrenaggio fiscale anno 2025Beneficio annuo riforma IRPEF 2026
15.000 €13.894 €259 €*130 €0 €
20.000 €18.525 €345 €*513 €0 €
25.000 €23.157 €431 €*569 €0 €
30.000 €27.788 €518 €*537 €0 €
35.000 €32.419 €413 €**1.566 €88 €
40.000 €37.050 €472 €**1.320 €181 €
45.000 €41.682 €531 €**1.352 €274 €
50.000 €46.313 €590 €**1.385 €366 €
55.000 €50.944 €649 €**985 €440 €

Nota: * applicando il 5% ipotizzato dal Governo / ** tassazione ordinaria. 

Un caso concreto di drenaggio fiscale cumulato 2022/2025: un lavoratore con un salario che è passato da 27.794 euro del 2022 a 30.993 euro del 2024 ha pagato 1.382 euro in più di Irpef. Con un salario nel 2025 pari a 31.613 euro il suo drenaggio aumenterà di ulteriori 947 euro per un totale, nei quattro anni, di 2.329 euro.

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