Roma, 23 febbraio - “Nonostante le rassicuranti parole della presidente Meloni e del ministro Fitto, la quarta relazione al Parlamento suscita particolari preoccupazioni sullo stato di salute del Pnrr. Come è stato sottolineato da più parti, la spesa sostenuta è particolarmente bassa”. Lo afferma il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari.

“Colpisce, ad esempio - sottolinea il dirigente sindacale - che il Ministero della Salute abbia speso appena il 3,7% dei 15,6 miliardi disponibili e che il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sia fermo a un misero 0,8%. Il dato di fondo è che gli investimenti diretti in opere pubbliche sono fermi a un preoccupante 11% del plafond disponibile, mentre il grosso della spesa è consistito nell’erogazione di incentivi automatici”.

“Ricordiamo, oltretutto - prosegue Ferrari - che la Nadef del 2022 prevedeva una spesa per il 2023 pari a oltre 40 miliardi di euro, mentre ne sono stati spesi poco più della metà. Inoltre, come abbiamo denunciato, sui progetti in essere c’è il rischio concreto che il Governo intenda disapplicare le disposizioni sulla clausola occupazionale per giovani e donne, largamente disattesa nei bandi emanati finora”.

“Stante così la situazione - aggiunge Ferrari - è evidente che il prossimo decreto-legge Pnrr, continuamente rinviato e che dovrebbe essere finalmente varato la prossima settimana dal Governo, avrà dimensioni pari a una intera manovra finanziaria. Tutto ciò avverrà dopo un lungo e tortuoso percorso, caratterizzato da una totale opacità dei processi decisionali e una partecipazione pari a zero del Parlamento e delle parti sociali”.

Per il segretario confederale “se il Pnrr costituirà il più importante punto di riferimento rispetto alle scelte politiche ai vari livelli di governo, ai possibili cambiamenti in settori chiave quali sanità, scuola, ambiente, trasporti ecc., e alle ricadute sulla vita concreta delle persone, la Cgil rivendica l’avvio di un confronto vero, in cui trasparenza e coinvolgimento diffuso costituiscano elementi decisivi per la sua realizzazione. Una tale mole di risorse da spendere e le numerose riforme da varare e/o attuare richiedono il superamento di un approccio burocratico ai tanti problemi che sono emersi fin qui, che non possono essere risolti nell’ambito di cerchie ristrette o nel chiuso di qualche ufficio, ma che richiedono l’attivazione di reali processi democratici e partecipativi”, conclude Ferrari.